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Maturità. Sorpresa Quasimodo. Vince il tema sulla tecnologia

di Giorgio Israel

19/06/2014
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Il Messaggero

Dopo tanti anni di ripetute delusioni i temi di italiano per la prova di maturità del 2014 costituiscono una piacevole e positiva sorpresa, un ritorno alla qualità e al buon senso. Ciò fa sperare che, commentandoli, non stiamo ripetendo uno stanco rito attorno a una realtà agonizzante ma stiamo salutando l’inizio della riqualificazione di un esame che è tutt’altro che invecchiato.
E, per dirla con il ministro Giannini, rappresenta lo spartiacque tra la fine della scuola e l’inizio di una nuova vita proiettata verso il lavoro.
Poco vi è da dire sul brano proposto per l’analisi del testo, che non è il temuto brano pseudo-letterario ma una bellissima poesia di Salvatore Quasimodo, uno dei nostri migliori poeti contemporanei; così come sono quasi tutti indovinati i brani che offrono materia per il saggio breve sul tema “il dono”. Non siamo d’accordo con chi ha trovato generici i temi di ordine generale ispirati rispettivamente alla frase di Renzo Piano sul «rammendo delle periferie» di un Paese «straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile», e alle differenze tra l’Europa del 1914 e l’Europa del 2014. Si è temuto che la loro indubbia difficoltà potesse aver aperto la strada alla chiacchiera generica. Ma il tema “libero” – non dispiaccia a chi lo proscrive a priori – ha proprio questa virtù quando è ben formulato, e cioè di mostrare se il candidato possiede un retroterra di conoscenze e una capacità riflessiva atte a riempire pagine piene di contenuti e non di logorrea evasiva. Va apprezzato il fatto che è stata evitata la caduta banale sull’attualità per trasferire la riflessione sullo stato attuale della costruzione europea entro un rigoroso confronto storiografico basato su temi precisi: forme istituzionali, stratificazione sociale, rapporti tra cittadini e istituzioni e tra stati, ecc. È altresì chiaro che sviluppare una riflessione su cosa può concretamente significare un «rammendo delle periferie» è tutt’altro che facile ma chiama allo sforzo di dire qualcosa di concreto e soprattutto di costruttivo e positivo: è facile immaginare quale diluvio di chiacchiere puramente negative avrebbe prodotto un tema sul «degrado delle periferie» (ecco l’esempio di un cattivo tema libero). Troviamo apprezzabile anche la scelta degli argomenti dei saggi brevi in ambito tecnico scientifico (“Tecnologia pervasiva”), socio economico (“Le nuove responsabilità”), storico-politico (“Violenza e non violenza: due volti del Novecento”); e tuttavia con due riserve. Soprattutto gli ultimi due erano effettivamente un po’ troppo generici e si prestavano alla divagazione inconcludente. 
Tuttavia, mentre la buona scelta dei testi relativi al tema sulla violenza e non violenza (Mosse, Benjamin, Arendt, Ghandi, King) era tale da contenere tale possibile deriva, i testi scelti per gli altri due temi erano francamente molto al di sotto di quel che può offrire la saggistica in materia. Su un argomento complesso e controverso come la portata sociale e culturale delle nuove tecnologie sono disponibili riflessioni ben più profonde e atte a sviluppare lo spirito critico dei brani modesti che sono stati proposti ai candidati.


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