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Mattino: Supplenze e incarichi, tutto in una settimana

In quattromila in Campania hanno lasciato la scuola per la porta della pensione

23/08/2006
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Il Mattino

In quattromila in Campania hanno lasciato la scuola per la porta della pensione. Ma non inganni l’ampiezza dell’uscire. Le immissioni in ruolo degli insegnanti sono state solo duemila nella regione, 1156 delle quali fra Napoli e provincia. Se per andarsene si passa dal portone, per entrare si passa per la ruota degli innocenti, quando la madre superiora si ricorda di girarla per vedere a chi tocca. Chiaro che il limbo dei precari - sempre più anziani, sempre più grigi, 60mila in Campania fra insegnanti e amministrativi erranti e giunti alla boa dei 40 anni - si ingolfi anno per anno. Con il numero dei previsti pensionandi che aumenterà ad ogni giro di calendario (addirittura 12mila nel 2008), sull’onda dei calcoli di gradoni e finestre, e con il governo che ancora non dà segnali su una delle prime richieste del ministro Fioroni: immissioni in ruolo di massa, 60mila insegnanti in tutta Italia. Un po’ di sollievo anche alla Campania. È in questo clima che i precari si avviano al nuovo anno che inizierà in Campania attorno al 15 settembre. Le truppe, precarie o di ruolo, saranno a posto, dice il direttore dell’ufficio scolastico regionale Alberto Bottino, fin dal primo settembre. Ognuno avrà, per quel giorno, il suo incarico: «Garantito al 100%». E se il clima fra le parti è migliore, con Vincenzo Brancaccio della Cisl che dà atto a Bottino di avere introdotto «regole uniformi per tutti i Csa della Campania» riguardo la gestione delle supplenze, lo spirito dei precari è quello nobilissimo ma senza le scarpe di un’armata Brancaleone. «Una volta chiusa la porta della classe - dice Franco Buccino della Cgil, insegnante di lettere e preside - per quanto tu sia precario, supplente, migrante di cattedra in cattedra, riscopri sempre quanto questo mestiere sia affascinante». E deve esserlo davvero per essere pagato con anni di attesa in purgatorio. Un purgatorio in cui l’assegnazione di un incarico a tempo determinato è una vera boccata d’ossigeno. Ossigeno quest’anno per 12.000 insegnanti in Campania, per la metà a Napoli e provincia. Come dire per circa uno su cinque di quelli che aspirano ad un posto di ruolo. «Ma se non ci saranno politiche nuove - aggiunge da parte sua Brancaccio - serviranno a poco i momenti di sollievo». Ossigeno o no, continuerà per tutti l’affannosa corsa a rosicchiare punteggio. Tredici punti per un anno di insegnamento. Tre per un corso di didattica (in pratica ti insegnano ad insegnare e tu paghi). Visto che i corsi costano cari, la domanda, maligna, per il sindacalista è: quanto costano tre punti al borsino del precariato? Franco Buccino sorride e non scansa la domanda: «Circa 850 euro per un corso on-line. Per carità, nessuno dice nulla sulla qualità. Però si dice anche che alcune università si paghino le spese così». Il precario paga nella speranza di vedere prima il traguardo. Ma la regola del Manzoni spiega che una folla sulla punta dei piedi vede né più né meno come se tutti stessero con le piante in terra. Ossia, comperarsi i tre punti è obbligatorio e necessario, ma solo per restare tutti al medesimo livello. Poi ci sono altre storiche scorciatoie. I riservisti, quelli riconosciuti invalidi, che possono saltare le graduatorie dei punti mille a mille. Gli incarichi in scuole private, alcune serie ed affidabili, altre dei semplici diplomifici. Una nota di speranza. «Fra il 2008 ed il 2010 - dice Buccino - si prevede un’ondata di pensionamenti, fino a 400.000. Questo potrebbe sbloccare un provvedimento del tipo di quello auspicato dal ministro Fioroni». In attesa, tutti dritti, sulla punta dei piedi.


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