Mattino: Scuola, Gelmini al contrattacco: sbaglia la Ue
È un luogo comune dire che l’Italia non investe nella scuola
ELENA ROMANAZZI Roma. «È un luogo comune dire che l’Italia non investe nella scuola». Il ministro Mariastella Gelmini ribatte con fermezza alle dichiarazioni del Commissario all’Ue, fatte a Il Mattino: «Il nostro paese, in termini di spesa pubblica destinata all’istruzione, è perfettamente in linea con i parametri europei». Il punto - aggiunge - è un altro: «Il nostro paese spende come gli altri ma la qualità è diversa, ed è molto bassa. Su questo occorrono degli interventi». L’abbandono scolastico, ammette il ministro, è una spina nel fianco. il divario con l’Europa - aggiunge - su questo versante esiste. «Il problema - sottolinea - è stato sottovalutato e ancora oggi non viene tenuto adeguatamente in considerazione. Sto preparando un apposito piano per contrastare l’abbandono e ridurre il divario con l’Ue». Fin dall’inizio ho denunciato - sottolinea - le profonde differenze con l’Ue: «La scuola italiana deve risalire la china nelle classifiche Ocse-Pisa ed io farò tutto il possibile perché ce la faccia». La promessa del ministro non convince i sindacati. A pochi giorni dal suono della campanella - domani tocca alla Lombardia e sarà proprio la Gelmini ad inaugurare l’anno - il mondo della scuola è sul piede di guerra. Contro i tagli annunciati sono stati proclamati già due scioperi, il primo è fissato per il 3 ottobre. Saranno gli Unicobas a scendere in piazza contro le politiche adottate dall’esecutivo. Poi, il 17 ottobre, tocca ai Cobas. I confederali, Cgil, Cisl e Uil, e poi Snals e Gilda attendono di essere convocati dal ministro prima di prendere posizioni. Ma la mobilitazione è già partita. Le critiche mosse da Figel nei confronti della scuola italiana preoccupano Enrico Panini, leader della Cgil scuola: «I rilevi mossi dal Commissario - spiega - sono più che veritieri e noi ci presenteremo all’appello del 2010 con le orecchie d’asino perché la situazione rischia di peggiorare». La distanza con l’Ue - aggiunge - la pagheremo in termini di risorse per i ragazzi, in termini di sviluppo del Paese e dell’innovazione. Massimo Di Menna della Uil spera che il negoziato con il ministro parta in tempi strettissimi per evitare che «le scuole si trasformino in un ring». I tagli, il ritorno del maestro unico, l’idea avanzata nel Veneto di rendere obbligatoria l’ora di religioni, rendono il clima incandescente. L’opposizione è partita all’attacco. Il primo affondo è di Mariapia Garavaglia, ministro ombra per l’università. Secondo la senatrice del Pd serve una «mobilitazione generale» a favore della scuola e contro i tagli «disastrosi» del Governo «perché la scuola è un bene di tutti, anche del centrodestra, e quando questa ha successo, ha successo tutta l’Italia». Rincara la dose il ministro ombra per le politiche giovanili Pina Picierno: «Sono allibita e indignata per lo sfregio che il governo fa al Paese su questi temi, tendendo a minimizzare i tagli e a giustificarli». Sulla stessa linea l’Idv che proprio nei giorni scorsi ha chiesto le dimissioni del ministro. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, annuncia una grande mobilitazione. Dalla parte del ministro Mariastella Gelmini si schiera il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia: «Condivido lo sforzo del ministro - spiega - per riformare la scuola italiana. Alcuni tagli ed efficienze vanno portati avanti, ma bisogna pagare di più i professori migliori».