Mattino: Scuola dell’infanzia, gli alunni in lista d’attesa sono ancora 3120
E i sindacati degli insegnanti insorgono
DANIELA DE CRESCENZO
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E i sindacati degli insegnanti insorgono. Mentre il ministero sopprime quasi mille cattedre a causa del calo della natalità, l’assessorato all’educazione del Comune non riesce a garantire un numero sufficiente di aule per accogliere tutti i bambini tra i tre e i cinque anni che i genitori vorrebbero iscrivere all’asilo. E gli insegnanti perdono nuove occasioni di lavoro. Ma non basta: nel prossimo anno nelle aule delle materne ci saranno 73124 bambini, lo scorso anno ce ne stavano 74934 e le sezioni passeranno da 3279 a 3253. Il rispetto delle norme di sicurezza, infatti, impone classi meno affollate e le richieste di iscrizione sono più numerose nelle zone centrali proprio dove le aule sono più difficili da reperire. Secondo i rappresentanti dei lavoratori l’inerzia delle istituzioni locali (e i tagli ai loro bilanci provocati dalla finanziaria) ha impedito che si formassero 120 nuove classi che avrebbero potuto ospitare i 3120 bambini e dare lavoro a 250 docenti. «Gli enti saranno anche in difficoltà economica - protesta il segretario provinciale della Cisl scuola, Luigi Bifulco - ma molto raramente si leggono bilanci di previsione con stanziamenti e risorse per la scuola. Forse gli amministratori non hanno figli, per cui l'istruzione pubblica non rappresenta un problema. O forse ci sono volontà convergenti che mirano a distruggerla?». Ugualmente duro il segretario provinciale della Cgil Scuola, Franco Buccino: «L’incapacità degli enti locali é una contraddizione grande come una casa. La scuola dell’infanzia, soprattutto nelle zone a rischio, dovrebbe essere obbligatoria. Invece, le scuole napoletane non accolgono nemmeno quelli che ci vorrebbero andare. E certamente gli istituti privati non sopperiscono a queste carenze». La preoccupazione dei sindacati è in parte condivisa dal direttore scolastico provinciale, Alberto Bottino: «Effettivamente e da molti anni non si riesce a garantire l’offerta formativa nella scuola dell’infanzia per la mancata disponibilità di aule. D’altra parte, specialmente nelle zone centrali, è difficile reperire strutture adeguate. Gli alunni delle scuole materne sono bambini tra i tre e i cinque anni per i quali non è possibile immaginare grandi trasferimenti». «È una situazione allucinante - conclude Bifulco - e allo stesso tempo paradossale. Si sta scrivendo la fine dell'istruzione pubblica, e nessuno dice niente. Solo promesse, solo impegni. L’unica costante sono i tagli, che si operano quando si riducono la popolazione scolastica, ed anche quando aumenta. È giunto il momento di una grande mobilitazione sindacale a Napoli, che chiami i livelli istituzionali alle loro pesanti responsabilità». .