Mattino/Salerno: Precari di sostegno, ancora una giornata di rabbia
L’EMERGENZA SCOLASTICA
ERMINIA PELLECCHIA Liceo Alfano I, venerdì 31 agosto, ore 10,30: è l’inizio dell’inferno, una mattinata da incubo che si trascinerà fino a pomeriggio inoltrato. Gli striscioni di protesta dei precari di sostegno avvolgono l’edificio, inutili bandiere di una battaglia già persa in partenza. Loro, un esercito di cinquecento docenti, sono lì a presidiare la scuola già dalle prime ore del mattino. Una truppa che aumenta sempre di più, fino a trasformarsi in un oceano di disperazione. È il giorno della verità, quello di ieri. Per molti prof segnerà l’addio al posto di lavoro, una sicurezza inseguita per tanti anni, si fa sempre più pregnante l’ombra della disoccupazione. Già. Non c’è stata alcuna modifica al piano docenze elaborato dall’Ufficio scolastico regionale. Ieri si è proceduto, come da tabellino, all’assegnazione delle cattedre: solo 200, contro le 555 dello scorso anno scolastico. Per trecentocinquantacinque prof di sostegno il ritorno a casa, malgrado l’età non tanto tenera (parecchi hanno superato i 40 anni), mogli e bambini a carico, anni e anni d’insegnamento accanto ai più deboli pregressi alle spalle. Accanto a questo popolo urlante, inferocito i genitori dei ragazzi disabili destinati, purtroppo, all’oblio da una legge che Alessandro D’Auria, portavoce del comitato precari e genitori, definisce «vergognosa». Tra la folla infuriata e disorientata si aggirano i rappresentanti del Cobas. «Gli unici - dichiara D’Auria - che ci hanno dato ascolto. I sindacati confederali al contrario ci hanno abbandonato». Nell’aula che deciderà le sorti di centinaia di persone c’è il vuoto. Nessuno osa varcare la porta. L’appello del comitato a rinunciare alla cattedra, a «far saltare giochi già decisi in alto», sembra prendere piede. Poi, si sa, la paura del futuro prende il sopravvento sulla solidarietà. Quel gesto simbolico di bloccare le nomine è vanificato. Il primo professore fa il suo ingresso, un altro, un altro ancora. Come un gregge impazzito. I funzionari dell’Ufficio provinciale scolastico (ex Csa) continuano imperterriti il loro lavoro, ignorano le rimostranze, la sala gremita fino all’inverosimile. La temperatura sale, 40 gradi e passa, si accalorano anche gli animi. Qualcuno accusa un malore, la rabbia cresce. In tanti strappano le tessere del sindacato. All’una la sconfitta è tangibile, gli striscioni ad uno ad uno vengono deposti. Ma c’è chi non si arrende. «La situazione è pesante - conferma D’Auria. Anche noi organizzatori del comitato non sappiamo come controllare le reazioni dei nostri colleghi. Certo non ci fermeremo. Lunedì, il provveditorato farà un nuovo giro di assegnazioni. Saremo lì, ancora una volta, a far sentire la nostra voce. Da soli, sui politici ormai non contiamo più, ci sono state troppe promesse vuote». Non ci sta alle accuse Angelo Capezzuto, segretario della Cgil Scuola: «Abbiamo portato avanti con le altre sigle sindacali una vertenza dura in Campania, rivendicando il diritto all’integrazione scolastica dei più deboli e del posto di lavoro per gli insegnanti di sostegno. I tagli erano più forti, siamo riusciti a ridimensionarli. Nè staremo a guardare. Continueremo a ragionare sul piano politico, con la magistratura, appoggeremo le famiglie e i professori con azioni legali congiunte».