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Mattino-La maturità di un tempo era utile

La maturità di un tempo era utile Serviva a misurarsi con la vita MARCELLO VENEZIANI Comincia bene e finisce male la riforma scolastica annunciata da Letizia Moratti. Comincia bene nell'impianto...

04/06/2002
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Il Mattino

La maturità di un tempo era utile
Serviva a misurarsi con la vita
MARCELLO VENEZIANI
Comincia bene e finisce male la riforma scolastica annunciata da Letizia Moratti. Comincia bene nell'impianto generale e nel ripensamento del primo ciclo scolastico, ma finisce male con l'esame di maturità fatto sullo stampo degli esami di licenza media, con un solo membro esterno, il presidente. Non credo che un solo docente estraneo alla scuola possa attestare il livello di preparazione del maturando e della scolaresca intera. Credo che l'ispirazione originaria dell'esame di maturità avesse una sua logica coerenza: consentire di paragonare le esperienze scolastiche, immettere la preparazione di una classe nel raffronto con paradigmi diversi, al vaglio di giudicanti esterni, magari lontani, tentando una valutazione plurale del giovane. Invece così ho l'impressione che se la cantino e se la suonino ad uso esterno; così se una scuola non funziona bene o è avulsa dal contesto generale e lontana dallo standard nazionale, non avrà nemmeno in extremis chi potrà giudicare dall'esterno. È una perversione dell'idea di autonomia scolastica. Per carità, capisco la ragione vera di questa scelta. Nasce dalla sfiducia progressiva, accumulata negli anni, verso l'utilità degli esami di maturità. Visto che servono a poco e che funzionano poco, tanto vale almeno ridurre il danno, cioé tagliare i costi dell'esame ed evitare quel mortificante fuggi fuggi dagli esami di stato di tanti docenti, che a due soldi preferiscono un mese di vacanze o altri impegni. Capisco, ma non si può pensare che la finalità primaria della pubblica istruzione sia quella di pareggiare i bilanci; ci sono settori come la scuola, la giustizia, la salute, l'ambiente, in cui si possono razionalizzare i costi, evitare gli sprechi, spendere intelligentemente le risorse; ma non è positivo in sé tagliare i bilanci e ridurre i costi, se non si commisurano al servizio reso alla collettività e all'utilità pubblica. Altrimenti si perde la ragione sociale, ideale e professionale della scuola stessa. A quel punto tanto vale eliminare gli esami di maturità; o diranno gli apocalitticci, tanto vale andare verso l'abolizione dell'istruzione pubblica. Viceversa io penso che gli esami di maturità tradizionali siano pieni di difetti, ma tutto sommato meglio quei difetti (peraltro emendabili) che la loro abolizione o la loro riduzione ad uno scrutinio con osservatore esterno. Bene o male quegli esami sono stati per generazioni il primo vero banco di prova, perché responsabilizzano lo studente; sono il primo test attitudinale per entrare in società. Per generazioni l'esame di maturità è stato il momento in cui bisognava organizzarsi da soli negli studi, darsi un calendario, scegliersi un metodo, insomma prepararsi allo studio universitario e alla vita, contando soprattutto su se stessi; smetterla di bamboleggiare o di seguire il trend di classe. Bisogna pure preparare i ragazzi agli esami della vita, metterli alla prova con la capacità di misurarsi, farli competere e accettare di farsi valutare da esterni. L'esame di maturità, resta un'importante prova iniziatica e simbolica, uno di quei riti di passaggio previsti in ogni società, antica e moderna. Se aboliamo la leva militare e declassiamo gli esami di maturità, alla fine resterà solo la patente per sancire il passaggio all'età adulta; ma siamo cittadini e lavoratori prima che automobilisti.


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