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Mattino: L’università delle tre «R»

Risorse, Regole e Rigore

05/08/2007
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Il Mattino

I ministri Mussi e Padoa-Schioppa, alla presenza del presidente Prodi, hanno presentato alla stampa gli «Impegni del governo per un patto per l’università e la ricerca». Si tratta di una proposta aperta, come hanno sottolineato i ministri. L’impianto, fondato su analisi rigorose dell’attuale andamento delle spese universitarie, mi sembra condivisibile.
E può essere sinteticamente descritto come «programma delle tre R: Risorse, Regole, Rigore». Si riconoscono in modo ufficiale tre profonde verità sull’università italiana: 1) L’università italiana è sottofinanziata, qualunque indicatore si prenda in considerazione; 2) L’università presenta sia luci che ombre. In media, però, il livello qualitativo non è inferiore, anzi spesso è superiore, a quello dei paesi più avanzati; 3) L’università ha bisogno di regole snelle e rigorose. Volte a garantire, ma al tempo stesso a incentivare o disincentivare, i comportamenti degli atenei. Tali regole vanno giustamente proiettate su un orizzonte lungo di programmazione. Sono premesse su cui non si può che concordare. Per evitare ciò che fino ad oggi è accaduto. Senza risorse e con riforme a costo zero, ogni ateneo ha dovuto operare con i risicati margini di manovra che aveva a disposizione. Sono mancati i mezzi per incentivare azioni e comportamenti tesi a sviluppare in modo di diffuso la qualità, la specificità e la competitività degli atenei. Un esempio paradossale ma emblematico. Se da oggi fosse totalmente bloccato il turn over la spesa del personale continuerebbe a crescere nei prossimi anni con un tasso non inferiore al 4% annuo. Ciò per il solo effetto dell’automatismo degli incrementi retributivi. E fino al sopravvenire della mitica gobba pensionistica. Con un piano di risorse aggiuntive il quadro strategico cambia radicalmente. Le risorse devono da un canto garantire la copertura degli incrementi stipendiali del personale decisi al di fuori degli atenei. Pena la progressiva cancellazione del sistema pubblico dell’istruzione universitaria. Dall’altro creare meccanismi premiali che inneschino politiche sempre più orientate alla qualità dell’offerta. Ad ogni ateneo si potrà legittimamente chiedere di formulare un piano di sviluppo. Così come gli si dovrà chiedere conto delle azioni proposte. E dei risultati ottenuti. Si potrà sviluppare un dialogo costruttivo tra il centro e la periferia. Si potranno esaltare i valori dell’autonomia e del coordinamento. Attuando rigorose verifiche in itinere ed ex post. Perno del sistema dovrà diventare la valutazione. Che dovrà interfacciarsi con una rinnovata capacità di programmazione strategica dei singoli atenei. Una strategia di attenzione all’università basata su Risorse, Regole e Rigore chiederà una revisione profonda del sistema. E ai suoi attori, un impegno aggiuntivo. A cui nessuno potrà sottrarsi. A settembre cominceremo a entrare nel merito. Per ora il piano delle tre R ci dispone a un cauto ottimismo. Guido Trombetti


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