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Mattino-Intervista a Marco Rossi Doria

L'INTERVISTA Roma. "Gli stage formativi esistono da 25 anni, l'inglese si insegna alle elementari già da tempo e così anche l'informatica". Insomma, per il docente-maestro di strada Marco Rossi ...

23/05/2004
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Il Mattino

L'INTERVISTA
Roma. "Gli stage formativi esistono da 25 anni, l'inglese si insegna alle elementari già da tempo e così anche l'informatica". Insomma, per il docente-maestro di strada Marco Rossi Doria, promotore del progetto Chance per il recupero della scolarità nelle aree depresse, la riforma non contiene poi tutte queste grandi novità che comunque dovranno essere discusse tenendo presente l'articolo V della Costituzione, l'autonomia scolastica e la Conferenza Stato-Regioni. Ma, aggiunge, il sistema ha novità "significative", come ad esempio la possibilità per gli studenti di "passare dal percorso alternanza scuola-lavoro al liceo, anche se il sistema può essere migliorato".
Professore, in che modo?
"Io sono sempre stato dell'idea che non si possa separare il corpo dalla mente. Ovvero ritengo che anche chi opta per i licei debba saper fare e non solo saper ragionare. La riforma, pur introducendo delle novità, continua a tenere separate la mente dalle mani e questo a mio avviso non è positivo perché, invece, oltre a studiare l'italiano, i ragazzi dovrebbero, tutti indistintamente, effettuare delle prove di lavoro e di manualità. Teoria e pratica dovrebbero andare a braccetto. A me piacerebbe che mio nipote possa accedere al terzo liceo solo dopo aver fatto mille ore di qualcosa di pratico risolvendo dei problemi insieme ai suoi compagni".
Lei crede che questo sistema scolastico più flessibile consentirà davvero ai ragazzi di passare da un sistema all'altro?
"Mella teoria mi auguro di sì. Ma le sperimentazioni effettuate fino ad oggi non hanno dato grossi risultati nel senso che malgrado la possibilità data non ci sono stati tanti passaggi dalla formazione all'istruzione. Ciò non toglie che possa accadere. Il problema però è il concetto di scuola. Ancora non si pensa ad una scuola vocazionale".
La legge stabilisce dei percorsi formativi personalizzati.
"Ma non esiste una scuola personalizzata perché solo una piccola quota dei programmi è tagliato su misura degli alunni. Io seguo tre ragazzi di quindici anni: uno è un grande incisore, la sua è una vera e propria inclinazione. Ho poi un grande percussionista e ho un ballerino. Bene, ognuno di loro ha delle grandi potenzialità però devono comunque fare le loro ore di matematica, di inglese, di storia, tutte le materie previste dalle indicazioni nazionali. Si è rimasti dentro un concetto di scuola tuttologa".
Il decreto approvato ieri prevede il diritto dovere all'istruzione fino a diciotto anni. Crede che questo riduca la dispersione scolastica?
"Penso di sì. Ma il problema sono i controlli e le sanzioni di cui si parla nel decreto. È già difficile ora controllare, visto il volume della popolazione scolastica, che gli studenti frequentino la scuola dell'obbligo. È impensabile tenere sotto controllo la situazione".
Dal prossimo anno scolastico verranno abolite le tasse. Che ne pensa?
"Ritengo che sia più utile ridurre drasticamente il costo dei libri perché le tasse sono irrisorie. E invece i tagli di contributi fatti da Tremonti alle Regioni costringeranno i vari Comuni a ridurre al minimo i contributi per i libri. E non tutti si possono permettere di spendere 500 euro l'anno per studiare".
e.r.


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