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Mattino: I sindacati: inaccettabili i tagli alla scuola

«Tagli e cicoria per la scuola pubblica, attenzione per quella privata».

17/10/2006
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Il Mattino

EMILIANO FITTIPALDI «Tagli e cicoria per la scuola pubblica, attenzione per quella privata». Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil-Scuola, è il più infuriato. Quando ha letto i dati della Relazione tecnica alla Finanziaria elaborati dal portale Tuttoscuola è saltato sulla sedia. Gli esperti segnalano che nel 2007 sono a rischio oltre 40mila posti di lavoro tra docenti, amministrativi e bidelli, mentre altri 7mila persone rischiano di andare a casa negli anni a venire. In tutto il 5% del personale che lavora nella pubblica istruzione. L’allarme ha scatenato una bufera nel mondo sindacale, e anche pezzi della maggioranza - mentre il ministero competente si affrettava a smentire - hanno chiesto immediate modifiche alla Finanziaria. Per Tuttoscuola, inoltre, i tagli impediranno di portyare a termine le 150mila immissioni a ruolo promesse dal governo: i precari avranno a disposizione molti meno posti vacanti da coprire, massimo 75mila. «Sono scelte inaccettabili - attacca il responsabile scuola della Uil Massimo Di Menna - È sempre la stessa storia: i tecnici del Tesoro pensano di ridurre la spesa pubblica tagliando sul personale scolastico. Il settore, al contrario ha bisogno d’investimenti». La Uil non esclude mobilitazioni di massa in caso l’esecutivo non tornasse sui propri passi. Una battaglia a cui parteciperà anche la Cisl. «Oltre i tagli - dice il segretario di settore Francesco Crima - è gravissima anche la mancata copertura finanziaria per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da 10 mesi. Su questi punti chiediamo la modifica delle disposizioni prese nel corso del dibattito parlamentare. Oltre all’attivazione dei tavoli concertativi». In assenza di riscontri positivi da parte del governo, i sindacati minacciano lo sciopero. Panini punta il dito anche contro le agevolazioni per le scuole private. «Si parla di un emendamento che aumenterebbe da 100 a 150 milioni le risorse a loro destinate - chiosa - Mentre i due miliardi e mezzo destinati alla pubblica sono in realtà una partita di giro: sono soldi che prima gestiva il ministero e ora passano direttamente alle scuole». Ma le critiche ai tagli arrivano anche all’interno delle forze dell’Unione. Con Verdi, Comunisti italiani, Udeur e Sdi imbarazzate e pronte a chiedere modifiche sostanziali alle norme della manovra. Roberto Poletti e Anna Sanchi del Sole che Ride evidenziano «con amarezza che la scuola è il fanalino di coda tra le priorità di questa Finanziaria», mentre Maria Pellegatta, del Pdci, dice che «50mila posti di lavoro in meno nella scuola sono un prezzo troppo caro da far pagare all’istruzione e al sistema scolastico». Anche Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur, spiega che bisogna cercare le risorse necessarie al più presto, e il leader dello Sdi Enrico Boselli dichiara a chiare lettere che «si può ragionare su come spendere di più per la scuola, non certo di meno». Caustica Rifondazione comunista: «Siamo convinti che il dibattito parlamentare - aggiunge Gennaro Migliore - dovrà modificare l’entità dei tagli previsti». Il governo ha cercato di bloccare le polemiche, smentendo categoricamente l’attendibilità dei dati pubblicati. «Sono del tutto infondati - ha ragionato il viceministro all’Istruzione Mariangela Bastico - Sommare mele con pere costituisce un errore macroscopico, particolarmente grave quando si riferisce alla scuola, cioè a ragazzi, famiglie, insegnanti, dirigenti, bidelli e amministrativi». Per il ministero non c’è nessun taglio, ma solo una lotta agli sprechi. Le razionalizzazioni, si sa, riguarderanno l’innalzamento del rapporto tra alunni e classi, la diminuzione delle bocciature nei primi anni delle superiori e la riduzione delle ore di lezione negli istituti professionali. Modifiche che, denuncia Tuttoscuola, porteranno all’eliminazione di 40mila professori e 10mila tra dirigenti e personale Ata. «Sono numeri a lotto - conclude la Bastico - La riorganizzazione è doverosa, ma intendiamo farla solo in una prospettiva d’innovazione». Una riforma, dunque, da effettuare in non meno di un lustro. «Abbiamo escluso i tagli con la scure, ingiusti e inefficaci, ma nello stesso tempo siamo convinti di dover utilizzare al meglio ogni euro».


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