Mattino-Docenti contro i tagli della riforma Moratti "Atenei, non aziende"
LA CGIL METTE I RETTORI A CONFRONTO Docenti contro i tagli della riforma Moratti "Atenei, non aziende" RACHELE SCOGNAMIGLIO Indice puntato contro la riforma Moratti. Tavola rotonda, i...
LA CGIL METTE I RETTORI A CONFRONTO
Docenti contro i tagli della riforma Moratti "Atenei, non aziende"
RACHELE SCOGNAMIGLIO Indice puntato contro la riforma Moratti. Tavola rotonda, ieri pomeriggio, nella sala Brun della Camera di commercio, industria e artigianato di Napoli. A confrontarsi sul tema "Le risorse, il personale, la qualità della formazione: quale modello di università?" sono intervenuti Alessandro Cugini, direttore area economia del territorio Unione industriali; Michele Gravano e Paolo Giugliano, entrambi segretari, l'uno generale, l'altro regionale della Cgil Campania; Gaetano Cola, presidente della Camera di Commercio che ha ospitato i lavori e i rettori dei maggiori atenei campani: Pasquale Ciriello, dell'Orientale; Gennaro Ferrara della Parthenope; Antonio Grella della Seconda Università; Guido Trombetti della Federico II; Filippo Bencardino, prorettore dell'università del Sannio. Ha moderato gli interventi Mario Orfeo, direttore de "Il Mattino". Dai saluti di Cola, che ha auspicato una più stretta collaborazione tra gli istituti universitari e il mondo imprenditoriale, dall'interno del quale dovrebbero venire le indicazioni su quale tipo di preparazione sia più adatta a favorire l'inserimento dei giovani nel circuito produttivo ed economico, l'attenzione dei convenuti si è spostata sulle micce innescate dalla riforma universitaria Moratti e sul ruolo futuro dei ricercatori e dei professori, ordinari e associati. A voce unanime, il nuovo progetto di legge non piace. Va abolito o modificato? "È tutto il sistema università a dover essere ripensato", sottolinea il rettore Trombetti, "lo stesso passaggio alle lauree 'tre più due' è avvenuto senza investimento di nuove risorse economiche, praticamente a costo zero, determinando una crescita enorme nel numero di iscritti e un organico di docenza inalterato". La vera riforma dovrebbe venire dalla stessa comunità scientifica, ricordando che è ancora l'università ad avere il compito della diffusione del sapere e della conoscenza come valore in sè. È possibile, allora, assimilarla a un'azienda? "Assolutamente no", chiarisce Ferrara, "I risultati ottenuti da un ricercatore sfuggono alla regola della consegna a scadenza fissa di un prodotto definitivo, come vorrebbe la nuova riforma, che prevede contratti a tempo determinato. Soltanto nella gestione economica, gli atenei si allineano al criterio della massima produttività con la minima spesa". Ed è l'aspetto dei finanziamenti quello che va riletto. "Non concedere nuovi fondi alle università pubbliche", conclude Ferrara, "significa incentivare indirettamente la domanda verso il privato".