Mattino: Anche la scuola pronta allo sciopero
Sul piede di guerra i sindacati di categoria
NANDO SANTONASTASO
Non solo gli statali, che quasi certamente terranno l’annunciata giornata di sciopero il 26 ottobre (oggi la conferma). Contro la Finanziaria è pronto a mobilitarsi anche il mondo della scuola. Sul piede di guerra i sindacati di categoria. Stamane in un incontro con il ministro Fioroni, rappresenteranno dubbi e perplessità sulla manovra emersi ieri nelle valutazioni dei segretari generali Enrico Panini (Cgil), Francesco Scrima (Cisl) e Massimo Di Menna (Uil). Sono a rischio, scrivono in una nota congiunta, «la qualità dell’offerta formativa e le condizioni di lavoro del personale». Ma la polemica più forte riguarda la mancata copertura finanziaria per il rinnovo contrattuale 2008-2009, lo stesso capo d’accusa del pubblico impiego. Decisione «inaccettabile», attaccano i sindacati della scuola. Che rivendicano a gran voce interventi fiscali per il lavoro dipendente e la modifica del decreto legge sulle anticipazioni dei benefici contrattuali. Il clima è teso, come dimostra il ritorno della vecchia ma mai sopita polemica tra scuola pubblica e scuola privata. A riproporla le critiche della Cgil al disegno di legge di assestamento del bilancio dello Stato, attualmente all’esame delle Commissioni parlamentari del Senato, che prevede un incremento dei finanziamenti alle private pari a 51 milioni di euro. Panini parla di «una ennesima grave scelta» e accusa: «Si tratterebbe di ridare alle scuole private ciò che il governo Berlusconi avrebbe loro tolto con la Finanziaria 2006. Motivazione risibile, analoga determinazione non vale per la scuola statale». Ma contro la Finanziaria sono anche altre le voci di protesta. Quelle, ad esempio, dei sindacati degli inquilini («Dov’è il piano pluriennale della casa?»). E dei sindaci di sinistra riuniti nella Legautonomie che hanno contestato ieri il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti. Bocciato senz’appello il taglio dell’Ici: la decisione del governo definita un’invasione di campo, un’operazione di facciata e neocentralista. Una scelta, osservano i sindaci, che in mancanza della revisione delle rendite catastali su cui si calcola l’Ici rischia di rivelarsi nei fatti ingiusta. Il presidente dell’Associazione, Oriano Giovanelli, ha chiesto al governo un tavolo fra tutte le associazioni delle autonomie per ridiscutere questa scelta. Chiti, aprendo i lavori, aveva assicurato che ai Comuni non sarà tolta nessuna risorsa ma è finito nel mirino della platea quando ha osservato che nella Finanziaria non c’è solo l'Ici, ma un pacchetto casa che prevede bonus per gli affitti e un piano di edilizia pubblica. Tre provvedimenti - ha sottolineato - assolutamente «collegati e inseparabili» tra loro. Immediati mormorii e battute. Dal pubblico è partita la frase «riduciamo l'Irpef» che poi il sindaco di Padova Flavio Zanonato ha riproposto chiedendo che il governo riprenda in considerazione la proposta originaria fatta dall'Anci di detrarre dall’Irpef il taglio dell’Ici. Delusi dalla manovra pure gli editori. La Fieg con il presidente Boris Biancheri critica i tagli introdotti nel decreto fiscale (riduzione dei contributi diretti e delle agevolazioni postali per gli abbonamenti a quotidiani e periodici) e auspica modifiche in parlamento. Pollice verso pure dai mutilati e invalidi del lavoro rappresentati dall’Anmil che chiede l’intervento di Prodi.