Roma, 3 luglio - "La Cgil ritiene sbagliato, inadeguato e da modificare profondamente il piano triennale della manovra finanziaria". E' questo il duro giudizio della confederazione di Corso d'Italia alla triennale manovra economica, e ai provvedimenti fiscali, varati dal governo ed espresso oggi dal segretario generale, Guglielmo Epifani, e dal segretario confederale, responsabile per l'organizzazione delle politiche economiche, Agostino Megale. "La manovra - sostiene la confederazione - è sbagliata perchè non affronta le emergenze del Paese, a partire dal recupero del potere d’acquisto di salari e pensioni e compromette anche la possibilità di ripresa". Questa, infatti, "essendo impostata prevalentemente sui tagli alle spese, colpisce in modo consistente i servizi sociali, taglia pesantemente in settori fondamentali come scuola e sanità e rischia di peggiorare la condizione di tante famiglie".
Inoltre, il provvedimento del governo, "non fornisce, pur nell’ambito dell’obiettivo del pareggio di bilancio, alcun sostegno alla domanda interna né dà la necessaria risposta alla riduzione della pressione fiscale ai lavoratori ed ai pensionati come proposto con la piattaforma unitaria sul fisco. Anche il metodo è preoccupante: "Lo strumento del Decreto Legge ampiamente utilizzato, limita il ruolo del Parlamento e delle parti sociali. I provvedimenti intervengono negativamente nelle relazioni tra le parti sociali deregolando il ruolo del contratto nazionale".
La manovra in sintesi:
1.
Non sostiene e non aumenta i salari e le pensioni, quindi nemmeno la crescita economica attraverso la domanda interna. Mancano gli interventi specifici a sostegno dei redditi da lavoro e da pensione richiesti nella piattaforma unitaria.
2.
L’inflazione programmata all’1,7%, mentre l’inflazione reale è al 3,8%, può comportare una perdita di potere d’acquisto di oltre 1.000 euro a fine 2009. Per il pubblico impiego, peraltro, l’inflazione programmata rappresenta un vincolo per i contratti.
3.
Non diminuisce la pressione fiscale. Anzi, la mancata restituzione del fiscal drag nel 2008 costerà circa 220 euro a lavoratori e pensionati.
4.
La detassazione degli straordinari porta con sé elementi di discrezionalità e disuguaglianza. L’esclusione totale dei lavoratori del settore pubblico solleva problemi di incostituzionalità.
5.
I tagli alle spese dei Comuni incideranno direttamente sui servizi: circa 500 euro in meno in termini di spesa sociale per ogni famiglia in condizioni di povertà.
6.
Si indeboliscono le misure di controllo all’evasione e all’elusione fiscale, anche se, grazie a quelle misure, si è realizzato un consistente extragettito. Si allentano le misure di lotta al riciclaggio del denaro sporco ed al lavoro nero.
7.
Si riduce la spesa sanitaria (5 miliardi in tre anni) e si rischia la reintroduzione dei tickets su prestazioni e/o farmaci.
8.
I peggioramenti riguardano anche gli immigrati; in particolare con la modifica introdotta all’Articolo 1 del Testo Unico sull’immigrazione, si impedisce l’accesso alle prestazioni sanitarie ai cittadini comunitari che soggiornano di fatto in Italia per un lungo periodo.
9.
La “carta acquisti” per le persone più disagiate è una misura compassionevole; la scarsità delle risorse renderà la carta fruibile per poche persone e di poco valore rispetto all’aumento dei prezzi e delle tariffe. La misura annunciata non prevede ancora la copertura. Le risorse destinate a tale misura andrebbero invece incrementate e utilizzate per combattere la povertà diffusa nel Paese, come indicato nella piattaforma unitaria dei sindacati del pensionati.
10.
Il Protocollo sul Welfare viene pesantemente manomesso: si ripristina il lavoro a chiamata, si annulla la riforma del contratto a tempo determinato e sui disabili, si generalizza il voucher, si peggiora l’apprendistato.
11.
Si abroga il libro matricola e libro paga, sostituiti da un semplice libro unico in cui tutti i lavoratori vengono iscritti entro il giorno 16 del mese successivo, vanificando così l’attività ispettiva. Si cancella la legge fatta per contrastare la pratica delle “dimissioni in bianco”.
12.
Si depotenziano e si abrogano le misure più significative del Testo Unico sulla sicurezza, diminuendo le sanzioni e la natura pubblica dei controlli.
13.
Il Decreto sull’orario peggiora le leggi esistenti e introduce un sistema di deroghe che indebolisce e destruttura il contratto nazionale su parti qualificanti quali la disciplina del lavoro notturno, il riposo settimanale, le sanzioni all’impresa.
14.
Si indebolisce il principio della “solidarietà della ditta appaltante” generando logiche di non trasparenza e di eccessivi ribassi dei costi, con ricadute sul lavoro e sulla sicurezza.
15.
Si tagliano 150 mila posti di lavoro e si avvia una pesante modifica dell’assetto e dei contenuti della scuola pubblica.
16.
Si interviene sull’Agenzia per i controlli ambientali mettendola sotto la vigilanza del governo, trasformandola in un “non definito” istituto di ricerca e intanto commissariandola.
17.
Perdita di autonomia della ricerca e dei ricercatori. Privatizzazione delle Università con la loro trasformazione in “fondazioni”.
18.
Tagli indiscriminati alla spesa dei Ministeri e alle risorse per la contrattazione integrativa nel pubblico impiego.
19.
Drastica riduzione del turn over dei pubblici dipendenti: un accesso ogni otto uscite. Soppressione della sanatoria per i precari prevista nelle precedenti leggi finanziarie.
20.
Il Mezzogiorno viene duramente colpito con il blocco FAS e con i tagli alle infrastrutture di Sicilia e Calabria per finanziare l’ulteriore riduzione dell’Ici. In assenza di una previsione di investimenti nel Mezzogiorno si determinerà minore occupazione e crescita.
21.
L’accordo sottoscritto tra il governo e l’ABI sui mutui non porta vantaggi reali, allunga solamente i tempi di estinzione del debito facendone aumentare il costo. Segnali di pura demagogia su banche e petrolieri che si scaricheranno sui consumatori finali.
22.
Sulla casa la manovra annulla impegni già concordati dalle parti sociali in tema di risorse per l’emergenza abitativa, agevolazioni fiscali per gli inquilini, sostegno sociale all’affitto.
23.
Il mancato intervento a favore degli inquilini penalizza ancora di più sul piano dell’equità le famiglie più povere acuendo le condizioni di disagio sociale ed emarginazione.
Le valutazioni qui in dettaglio
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