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Manifesto-Università senza princìpi

Università senza princìpi Governo battuto sul primo articolo della riforma degli atenei. L'Unione chiede il ritiro della legge. Ricercatori e docenti minacciano lo sciopero della fame e il blocco ...

15/06/2005
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il manifesto

Università senza princìpi
Governo battuto sul primo articolo della riforma degli atenei. L'Unione chiede il ritiro della legge. Ricercatori e docenti minacciano lo sciopero della fame e il blocco degli esami
MATTEO BARTOCCI
ROMA
Dopo quasi due anni di discussione la "madre" di tutte le riforme sull'università sfiora il naufragio e finisce menomata al primo colpo. Le vistose assenze nella maggioranza (ben 180 deputati) hanno infatti portato alla sconfitta della ministra Letizia Moratti nel primo giorno di votazione di una legge che ormai nessuno, da Confindustria ai sindacati, dai baroni ai precari, dall'opposizione a vasti settori della Cdl, vuole portare avanti. Il governo infatti ha perso sull'articolo 1 della legge - che fissa i princìpi a cui devono ispirarsi la docenza e la ricerca universitari -, cancellato da un emendamento presentato dal Pdci che a sorpresa è stato approvato dalla camera con 186 sì contro 183 no. Per la Cdl un'aula semideserta (condomini presenti poco più che al 50%) nulla ha potuto contro un'opposizione agguerrita e rinfocolata dal dissenso che piove da ogni dove su un provvedimento che cancella i ricercatori e ridisegna in senso liberista l'insegnamento universitario.

"E' un segno ulteriore che non si può andare avanti in questo modo - commenta a caldo il presidente dei rettori Piero Tosi - bisogna fermarsi e ripensare da capo tutto l'argomento". Ieri una cinquantina di ricercatori e docenti hanno protestato davanti al parlamento sotto il gonfalone di San Precario. Un sit-in esiguo ma indetto unitariamente da tutti i sindacati, le associazioni della docenza e dalla Rete dei ricercatori precari. Ennesimo segnale del dissenso che fin dall'inizio ha accolto negli atenei i desideri riformatori della ministra Moratti.

La ministra si infuria ma a Porta a porta fa spallucce: "In quell'articolo c'era solo un'enfatizzazione di principi già previsti da altre norme". La sconfitta non inficerebbe la sostanza del provvedimento. "Il ddl va avanti lo stesso. Certo non possiamo rallegrarci ma lo correggeremo al senato" dicono dalla maggioranza.

Se le forme della democrazia contano ancora qualcosa però ieri si è davvero toccato il fondo: il governo ha presentato gli ultimi ritocchi addirittura mentre i deputati iniziavano a sedersi in aula. Correzioni finali che non hanno impedito nemmeno una sospensione chiesta in extremis dal presidente della commissione bilancio Giancarlo Giorgetti (Lega) perché la legge arrivava in aula senza il necessario parere della sua commissione. Il governo è corso ai ripari chiedendo una pausa di mezz'ora, giusto il tempo di fare una telefonata alla ragioneria generale dello stato per avere i dati aggiornati sui costi della riforma. E' questo il parlamento alla fine della legislatura.

"Si va avanti attraverso procedure scandalose e inaccettabili", tuona Titti De Simone di Rifondazione, che insieme a tutta l'Unione chiede alla maggioranza di ritirare il provvedimento. "Sarebbe la giusta fine di un pessimo disegno di legge" dice il verde Mauro Bulgarelli.

La riforma degli atenei, ormai senza padri, è un collage di previsioni che rendono quasi impossibile ricostruire come sarà la carriera dei ricercatori e dei futuri docenti universitari: lo prova il via libera condizionato arrivato da diverse commissioni parlamentari. Tanta fretta e sprezzo del "pericolo" da parte del ministero dunque si può spiegare solo con un'eventuale approvazione estiva, ad atenei chiusi, per evitare le proteste che finora sono state puntuali e inesorabili. I ricercatori strutturati del Cnru si dicono pronti allo sciopero della fame in 5 atenei e al blocco degli esami dal 20 al 27 giugno se il ddl sullo stato giuridico dei docenti non sarà ritirato. "Il nostro obiettivo è far sentire con la massima forza il dissenso del mondo universitario nei confronti di una legge che sancisce la morte dell'università moderna nel nostro paese", dichiara il coordinatore Marco Merafina. I docenti avvisano: "Il governo punta sul fatto che i contentini sparsi qui e là destinati ad una umanità varia fatta di lobby ed élite abbiano ridotto al silenzio le nostre proteste - si legge in un manifesto sottoscritto da 30 professori - la legge Moratti invece è inadeguata e umiliante per l'università".

Tra "pianisti", urla e appelli alla presidenza per il ritorno in commissione la seduta ieri è andata avanti in modo tempestoso, tanto che un paio di emendamenti della commissione sono passati solo per un voto. Cavandosela per il rotto della cuffia insomma la Cdl è riuscita a strappare il via libera all'articolo 2 sul sistema di valutazione. La discussione però continua stamattina e visto che il governo dalla maggioranza parlamentare più ampia della storia ieri è stato battuto anche al senato è ipotizzabile che per Moratti non si tratterà di una passeggiata.


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