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Manifesto-Università, rave anti-Moratti

Università, rave anti-Moratti Pronte 24 ore di protesta no-stop contro le riforme del governo Allarme dei rettori Agli atenei servono 600 milioni di euro, soldi che in finanziaria non ci sono. Il...

09/10/2004
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il manifesto

Università, rave anti-Moratti
Pronte 24 ore di protesta no-stop contro le riforme del governo
Allarme dei rettori Agli atenei servono 600 milioni di euro, soldi che in finanziaria non ci sono. Il governo intanto inaugura l'Iit di Genova, modello della ricerca "made in Italy" berlusconiana
MATTEO BARTOCCI
ROMA
In parlamento i rettori denunciano nero su bianco le false promesse della ministra Letizia Moratti: "Per le università serve un piano straordinario di 600 milioni di euro in più all'anno", dicono in commissione bilancio. Soldi che in finanziaria proprio non si trovano. E ieri, per la prima volta, tutti i sindacati e le associazioni universitarie hanno invitato congiuntamente gli atenei in lotta a continuare la protesta nazionale, una mobilitazione che avrà il culmine in una 24 ore no-stop di festa, dibattito, musica e lezioni pubbliche tra l'11 e il 12 novembre a Roma.

Tutte le associazioni dei docenti (Adu, Andu, Apu, Cnu), degli studenti e dei dottorandi (Udu e Adi), insieme ai sindacati (Flc-Cgil, Nidil, Uilpa-Ur, Cisl-Uni, Snals-Uni) hanno chiesto il ritiro del ddl sullo stato giuridico dei docenti universitari e criticato la politica del governo, "che sta portando all'asfissia le università e gli enti pubblici di ricerca". Indignazione anche per lo stupore manifestato dalla ministra per le proteste in atto (da mesi) nelle università. Sindacati e associazioni chiedono inoltre una "moratoria" per l'avvio della riforma delle lauree "a Y", l'entrata in servizio di chi in questi anni ha vinto un concorso, un "reclutamento straordinario" nei ruoli degli atenei e che si "riconosca la funzione docente ai ricercatori universitari". Le associazioni e le reti dei precari stanno ora valutando se aderire alla nuova settimana di protesta.

Le richieste espresse ieri sono forti e ultimative, e sono rivolte peraltro anche all'opposizione. La protesta negli atenei, partita con il rifiuto dei ricercatori di iniziare le lezioni non si spegne (ieri sono stati decisi altri 15 giorni di stop a Napoli Federico II, a scienze a Trieste e scienze politiche a Cosenza) ma continuerà fino alla "festa" no-stop romana. Una manifestazione che si vuole colorata e vasta da tenere attorno al ministero oppure a piazza Santi Apostoli, vicino al parlamento.

I rettori intanto sono stati ricevuti dalla commissione bilancio per una prima valutazione della finanziaria. Le promesse del ministro si sono rivelate tali. I "magnifici", infatti, hanno criticato il tetto al ribasso del 2% e chiesto il varo di un piano straordinario che mantenga l'Italia almeno nella media europea. In cifre si tratta di un aumento del 10% per cinque anni del fondo di finanziamento ordinario delle università (Ffo): 600 milioni di euro all'anno. I 130 milioni già previsti coprono a stento gli aumenti degli stipendi decisi dal ministero. In cambio, i rettori hanno approvato l'avvio della nuova valutazione. Viste le delusioni della finanziaria, la Crui afferma di "continuare a sperare nel collegato".

Parole che riecheggiano puntuali a Quarto (Genova), dove i ministri Siniscalco e Moratti hanno inaugurato l'"Istituto italiano di tecnologia", creatura tremontiana. Siniscalco ha ammesso che la bassa crescita italiana dipende dal fatto che "siamo rimasti indietro nella ricerca" e ha promesso un "cambiamento di rotta". Mutazione che sarà affidata al taumaturgico ma ancora misterioso collegato alla finanziaria sulla competitività. La via di uscita in verità è ancora una volta quella esemplificata dall'Iit, che fu ribattezzato alla nascita il "Mit dei poveri". La creazione di distretti misti pubblico-privato in una "posizione cruciale della filiera scientifica" (Siniscalco dixit) che riunisca tutto, "dalla ricerca di base alla produzione". Il modello Iit però è stato criticato da tutti i soggetti universitari e scientifici italiani perché in un malinteso tentativo di eccellenza assorbe risorse a scapito della ricerca diffusa. Forse anche per questo il governo non ha invitato all'inaugurazione nessun esponente del centrosinistra né della Lega, che pure aveva incassato la sua istituzione proprio a Genova.


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