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Manifesto-Università, la rivolta del senato accademico

Università, la rivolta del senato accademico A Torino, lezioni sospese e assemblee presiedute dal rettore per dire no al progetto di riforma ORSOLA CASAGRANDE TORINO Hanno sospeso le lezioni pe...

28/10/2004
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il manifesto

Università, la rivolta del senato accademico
A Torino, lezioni sospese e assemblee presiedute dal rettore per dire no al progetto di riforma
ORSOLA CASAGRANDE
TORINO
Hanno sospeso le lezioni per un'assemblea affollatissima organizzata dall'università di Torino per discutere e decidere le iniziative di lotta contro il disegno di legge delega sullo stato giuridico della docenza universitaria. Centinaia i partecipanti, tra personale docente, personale tecnico-amministrativo, studenti. Già nei giorni scorsi, del resto, il senato accademico aveva deciso di affiancarsi a quanti chiedono il ritiro del ddl. Nell'ultima seduta del senato una delegazione di ricercatori era stata ricevuta e aveva avuto modo di illustrare una mozione in cui si chiedeva appunto il ritiro del decreto legge. Al senato accademico i ricercatori chiedevano in sostanza di schierarsi. E il senato lo ha fatto. Scegliendo di stare a fianco del personale. Era stato proprio il neo rettore, Ezio Pelizzetti, a sottolineare il grave disagio dell'università italiana il cui "ruolo storico, come soggetto primario per la ricerca e la formazione sembra essere messo in discussione da progetti di legge e da prospettive di riforma unanimamente giudicate inaccettabili e rovinose da tutti quelli che nell'università operano".

Una presa di posizione inequivocabile. A cui si era aggiunta la proposta del senato accademico di svolgere una giornata di riflessione sulla questione. Al centro del dibattito, hanno ribadito al senato accademico, deve esserci la difesa del ruolo dell'università pubblica come sede fondamentale dell'alta formazione e della ricerca scienfica.

Il coordinamento ricercatori aveva organizzato un presidio molto partecipato per sensibilizzare anche il resto del personale e gli stessi studenti sui rischi che potrebbe comportare l'accettazione del disegno di legge Moratti.

In assemblea, sono stati numerosi gli interventi e tutti molto determinati nel trovare forme e modi per dire no al progetto di riforma. La mozione approvata all'unanimità al termine dell'assemblea contiene diverse iniziative. La protesta è stata articolata in tre diverse fasi. La prima, che coincide con la settimana di mobilitazione indetta a livello nazionale (dall'8 al 13 novembre), prevede che lezioni ed esami vengano svolti in luoghi esterni e diversi dai tradizionali spazi universitari. La seconda fase della protesta invece minaccia il blocco degli esami di laurea in coincidenza con l'arrivo del disegno legge alla Camera. Terzo e ultimo momento, "in caso di ulteriore prosecuzione dell'iter parlamentare del disegno di legge - come è stato scritto nella mozione - l'impegno formale delle facoltà al blocco di ogni attività didattica".

Molti hanno sottolineato che il modello che il ministro Moratti ha in mente è quello anglosassone, il che significa avere università di serie A e università di serie B. E i ricercatori hanno ribadito che la permanenza dei docenti in ruolo sarà subordinata a ragioni di bilancio. Il pericolo è che i migliori scelgano le università che daranno loro maggiori garanzie di messa in ruolo. Cioè le università più ricche o quelle private.

L'assemblea, affollata come non si vedeva da tempo a Torino, è stata presieduta dal rettore Ezio Pelizzetti che ha ribadito di voler "fare in modo che venga quanto più rapidamente colmato il divario che passa tra il nostro ateneo ed altre università di analoghe dimensioni per quanto riguarda il rapporto tra numero di studenti e numero di docenti e personale tecnico". Quanto al lavoro svolto dagli "studiosi italiani, questi ultimi - ha detto Pelizzetti - non sono meno bravi dei loro colleghi nordamericani o tedeschi. Ma lavorano certamente in condizioni molto più disagiate".

Da segnalare, sul fronte delle proteste nel mondo della scuola, lo sciopero del bambino che ha coinvolto due scuole elementari e due materne torinesi. I genitori hanno infatti tenuto i figli fuori dalla scuola per protestare contro la grave carenza di operatori scolastici che non consente alle scuole di funzionare in sicurezza. Solidarietà ai genitori dalle Rsu di Cgil, Cisl e Uil degli insegnanti e degli operatori che hanno anche annunciato uno sciopero per i prossimi giorni. Complessivamente le scuole coinvolte dallo sciopero sono frequentate da 816 alunni.


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