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Manifesto: Una scuola da cinque in condotta

Studenti delle scuole medie - primarie e secondarie - colpevoli di non si sa quali reati. E tra i più indisciplinati, naturalmente, figurano tutti coloro che frequentano gli istituti professionali. Seguono i tecnici.

03/03/2009
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il manifesto

Iaia Vantaggiato
La repressione non comincia a Bergamo né a Genova. Lì, semmai, si conclude. La polizia carica solo dopo che la spina dorsale di un Paese - la scuola - è già stata spezzata. E' più facile.
La deriva securitaria nasce molto prima. Si annida ormai sui banchi di scuola e colpisce ragazzi e ragazze la cui età va dagli undici ai diciotto anni. Studenti delle scuole medie - primarie e secondarie - colpevoli di non si sa quali reati. E tra i più indisciplinati, naturalmente, figurano tutti coloro che frequentano gli istituti professionali. Seguono i tecnici.
Cinque in condotta. Questo l'incubo che agita i sonni di chi deve fare i conti con la nuova norma sulla valutazione del Comportamento approvata pochi giorni fa dal dicastero di viale Trastevere. Norma dubbia che lega la valutazione del comportamento a quella del profitto ma che poi penalizza, solo per fare un esempio, gli studenti del Liceo classico Augusto di Roma che hanno partecipato alle manifestazioni contro la riforma Gelmini. Il tutto in barba al dettato del decreto che recita: «La valutazione del comportamento non può essere utilizzata come strumento per condizionare o reprimere la libera espressione di opinioni».
Macché. Il clima è quello. Ovunque. Sorvegliare e punire. E là dove poco poco circola un minimo di cultura eccoti che ...zac... arriva la scure del governo. L'abbiamo visto con l'università e con la ricerca. Lo vediamo ora con la scuola.
Poi, vuoi mettere la soddisfazione? Finalmente si riprende a parlare di voti. Altro che quegli astrusi giudizi in cui si diceva tutto e il contrario di tutto e in cui il comportamento - quell'orrendo comportamento di adolescenti lasciati davanti a Internet o alla televisione - veniva sempre lasciato in secondo piano. Finalmente un bel numero (in cifre) che ti dice chiaro e tondo che sei un peccatore e che l'intenzione (buona) dei prof più ispirati da carità cristiana era semplicemente quella di dare un segnale. A chi?: «ai ragazzzi sospesi che non hanno mostrato segni di pentimento».
Preistoria le battaglie sulla presenza o meno del crocefisso in aula. Qui è ormai della costruzione di un vero e proprio confessionale in classe che si parla.
Qualche decennio fa, prendere bassi voti in condotta era, per molti di noi, una nota di merito. Gli «eletti» erano studenti e studentesse con un buon profitto nelle materie curriculari che però covavano una grande aspirazione. Non lasciarsi reprimere e continuare a lottare.


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