Manifesto-Una password per l'accesso alla formazione

Una password per l'accesso alla formazione
A Roma un incontro internazionale. Tra progetti innovatori e critiche al "pensiero unico" del scuola-azienda
ROBERTO CICCARELLI
Trovare su Internet i corsi universitari. Non preoccuparsi dell'acquisto dei libri, ma solo di inserire un codice per accedere a approfondimenti, esercizi, glossari e link esplicativi. Fare un test on line o discutere con il docente dell'esame in videoconferenza. Nell'università italiana non è una novità l'apprendimento a distanza, il cosiddetto e-learning. A Roma si sta sperimentando una nuova frontiera della formazione: quella dei docenti della scuola dell'infanzia che hanno interrotto gli studi prima dell'ingresso all'università. La facoltà di scienze della formazione della terza università ha avuto da subito una risposta incoraggiante: più di mille iscritti, oltre ottomila gli esami sostenuti, il primo anno accademico che si chiude a febbraio dell'anno prossimo. Da venerdì nelle aule della sede di piazza della Repubblica è in corso un convegno internazionale che indaga le ragioni di questo successo. In Italia esistono già dei consorzi interuniversitari, come il Nettuno, i cui corsi navigano anche a tarda notte sulle reti della Rai, che permettono di conseguire una laurea a distanza. Più di recente il Consorzio IcoN ha inaugurato una laurea on-line di Lingua e cultura italiana per stranieri. Senza contare che ormai in ogni ateneo italiano si moltiplicano gli iscritti ai corsi virtuali che sostituiscono i classici corsi serali e cercano di venire incontro alle esigenze degli studenti-lavoratori. Per Gaetano Domenici, il responsabile scientifico del corso di laurea a distanza in scienze dell'educazione questo corso "è un'iniziativa unica in Italia. Formazione a distanza si fa da anni - precisa - ma quella di RomaTre è l'unica laurea triennale dedicata ai docenti di ruolo ad avere una convenzione con l'ufficio scolastico regionale".

Ideatore del percorso didattico del corso di laurea, Domenici ci racconta la nascita di questo corso di laurea, nato dopo una ricerca commissionata dal Miur nel 2000 tra gli insegnanti delle scuole elementari. Si scoprì allora che circa seimila docenti avevano interrotto i loro studi al diploma. Molti di loro esprimevano il desiderio di continuare gli studi iscrivendosi all'università. "Oggi - continua Domenici - molti docenti sono iscritti al secondo o al terzo anno di corso. Entro il 2025 tutti i docenti saranno laureati". E loro cosa ne pensano? "E' un'occasione di qualificazione professionale - risponde Domenici - le loro competenze vengono valorizzate". E nel linguaggio aritmetico della riforma Moratti che significa? "Che vengono riconosciuti 10 crediti equivalenti a 300 ore di insegnamento. Alla laurea ci si arriva con 180 crediti".

Lasciamo allora l'argomento, anche se sembra difficile per Domenici nascondere il disagio per l'approvazione della riforma di ieri. "Ha visto che è successo? - domanda - lei che ne pensa?". "Che ne pensa lei, professore". "Noi ci impegniamo a costruire in questi docenti un pensiero divergente". E cioè? "Un pensiero non dogmatico". Il rischio c'è, in effetti, con questa riforma. "Beh noi ci impegniamo a combattere il pensiero unico e a creare, con la formazione dei docenti, degli effetti virtuosi nei bambini sin dalle elementari". Quali? "Ad esempio sviluppare da subito una mentalità scientifica". Una bella sfida. La scuola italiana semmai si è industriata a fornire una formazione umanistica. "La nostra è un'idea di scuola aperta alla formazione multiculturale - commenta Donatello Santarone, docente del corso di laurea - introduciamo i docenti anche ai problemi dell'insegnamento con i bambini stranieri".