Manifesto: Un servizio pubblico a rischio
L'assedio alla cultura da parte del mercato, oltre alla scuola, all'università e agli enti di ricerca, è rivolto anche agli archivi e alle biblioteche e sta mietendo una nuova vittima illustre: la Biblioteca Nazionale di Firenze
*** L'assedio alla cultura da parte del mercato, oltre alla scuola, all'università e agli enti di ricerca, è rivolto anche agli archivi e alle biblioteche e sta mietendo una nuova vittima illustre: la Biblioteca Nazionale di Firenze. Durante le ultime vacanze di Natale, quest'istituzione fondamentale per gli studi di tutto il mondo ha dovuto chiudere il pomeriggio, anticipando quella che potrebbe essere una necessità futura per tutto l'anno. Alcuni mesi fa un'importante testata cittadina ha dedicato un servizio alla Biblioteca Nazionale, preferendo però sottolineare marginali episodi di assenteismo e lassismo fra i dipendenti, oltre che sporadici rumori nelle sale da studio, nell'ottica populistico-liberistica di rimarcare sprechi e inefficienze, vere o presunte, e di criminalizzare il lavoro pubblico, per giustificare lo smantellamento delle istituzioni deputate ad una redistribuzione democratica dei beni cognitivi. Parlando dei dipendenti, dal portiere ai lavoratori che si muovono nei meandri labirintici del magazzino, agli addetti alla distribuzione e alle sale, ai funzionari in direzione, è invece utile ricordare l'amarezza provata per il senso di smobilitazione generale e per il patrimonio di conoscenze professionali trasmesse nel tempo che, con i loro pensionamenti, sarà perso per sempre. Da anni ormai si assume soltanto personale a tempo determinato fornito da cooperative, spesso titolato e di buona volontà, ma privo della motivazione giusta per acquisire competenze e saperi che dopo alcuni mesi non potranno più essere messi in pratica. Viene detto che due biblioteche nazionali in Italia sono troppe. Ma, a prescindere dal carattere policentrico della storia culturale del paese, è sufficientemente noto che le due biblioteche, da sole, hanno più o meno un decimo del personale della Biblioteca Nazionale di Parigi o della British Library di Londra? Dal 9 febbraio scorso la biblioteca ha interrotto la distribuzione il pomeriggio (come del resto la Biblioteca Nazionale di Roma). Dal 2 Marzo il servizio è stato riattivato grazie ad un progetto ministeriale che garantirà altri quattro mesi di precaria copertura. Ma dal 23 giugno il problema si riproporrà. Non solo quindi verranno messi nuovamente in difficoltà laureandi, dottorandi e studiosi fiorentini, ma anche ricercatori di ogni parte d'Italia e del mondo che visitano per brevi o lunghi periodi la città per i beni conservati in piazza Cavalleggeri. Si tratterebbe di un nuovo grande passo verso la decadenza culturale e sociale di Firenze e dell'intero paese. E verso, anche, la crisi della democrazia: non si sta tornando, infatti, all'Ottocento, in cui leggeva e studiava soltanto chi aveva i libri in casa?