FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3794817
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-Un freno alla corsa Bolkestein

Manifesto-Un freno alla corsa Bolkestein

Un freno alla corsa Bolkestein Il consiglio europeo alza un argine "sociale" all'onda liberista. Grazie al "no" di Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Spagna ANNA MARIA MERLO...

24/03/2005
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Un freno alla corsa Bolkestein
Il consiglio europeo alza un argine "sociale" all'onda liberista. Grazie al "no" di Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Spagna
ANNA MARIA MERLO
BRUXELLES
I paesi maggiormente preoccupati di difendere il modello sociale europeo sono riusciti, al Consiglio europeo concluso ieri qui a Bruxelles, ad alzare un paravento di protezione di fronte all'ondata liberista che rischiava di spazzare via i diritti dei paesi più avanzati. Anche i più liberisti, messi di fronte al rischio di un "no" francese alla Costituzione - che significherebbe la morte del testo costituzionale - hanno accettato di ridiscutere i termini della direttiva Bolkestein. Non c'è l'abbandono della liberalizzazione dei servizi, che pesano per il 70% del pil europeo - e resta il dogma che liberalizzando verrà creata occupazione - ma il processo avverrà "preservando il modello sociale europeo". La Francia, con l'appoggio di Germania, Belgio, Svezia, Lussemburgo, Danimarca e Spagna, ha fatto escludere dal campo della liberalizzazione i "servizi di interesse economico generale", cioè i servizi pubblici (pur se persiste l'ambiguità di definizione rispetto ai servizi di "interesse generale" tout court). Adesso i tempi per la nuova direttiva saranno lunghi: il parlamento ne dovrebbe discutere in autunno. Chirac esulta, perché ha sminato un po' il terreno più favorevole al fronte del "no" sul referendum costituzionale in Francia. E pur se il paravento alzato ieri resta fragile, anche altri elementi potrebbero attenuare la corsa al liberismo intrapresa dall'Unione europea.

La riforma del Patto di stabilità, prima di tutto, che introduce un giudizio di carattere politico nelle norme tecniche dei parametri. Spese pubbliche, come gli investimenti produttivi a lungo termine, la ricerca, l'aiuto allo sviluppo, potranno essere esclusi dal calcolo del deficit. Il compromesso rischia di essere precario, perché restano i tetti del 3% per il rapporto deficit-pil e del 60% per il debito, con la possibilità di sfondarli concessa solo in via "temporanea". In più, nella mini-riforma non c'è nessun impulso per le sinergie economiche, e la reazione irritata della Bce fa temere un contropiede, cioè un rialzo dei tassi che vanificherebbe gli sforzi di flessibilizzazione del Patto.

In questo contesto già traballante, la posizione italiana ha mostrato un ulteriore eccesso di debolezza. Silvio Berlusconi, messo in seria difficoltà dall'avviso di garanzia, non ha nemmeno fatto la tradizionale conferenza stampa (per paura delle domande) e sulla porta di uscita, col pretesto che c'erano - a detta del suo entourage - dei rischi "per la sicurezza" (ma come mai tutti gli altri 24 leader non hanno avuto problemi di sicurezza nello stesso edificio?), ha affermato che la sua proposta di detrarre le spese tipo quella per il ponte di Messina e gli ammortamenti dell'inutile opera sarà riconsiderata in un secondo tempo, messa "a verbale" per la riunione ecofin di metà aprile. Ma, a parte il fatto che di questa messa "a verbale" non c'è traccia nel comunicato finale, Berlusconi ha trovato la scusa che tanto ormai la finanziaria del 2005 è fatta e che i problemi di attenuazione dello sfondamento del tetto sono rinviati al 2006, tentando di minimizzare l'esclusione della sua proposta dalle conclusioni del Consiglio: "Ho ritenuto che fosse meglio così".

Nella parte dedicata al rilancio della Strategia di Lisbona, che in cinque anni di vita non ha realizzato le aspettative, il Consiglio ribadisce l'impegno, che praticamente nessuno stato adempie, di investire in ricerca almeno il 3% del pil: secondo un calcolo della Commissione si produrrebbe lavoro per 700 mila ricercatori. Ma l'Europa manca di progetti, anche se nella "strategia" rivista ieri viene rilanciata la politica industriale, proposta la creazione di poli di competitività, e i leader hanno messo l'accento su programmi come Galieo e Iter, che dovrebbero essere nelle migliori intenzioni l'Ariane e l'Airbus di domani.

Un capitolo è dedicato ai giovani. Anche qui viene reintrodotto il volontarismo pubblico: un "Patto per la gioventù" con l'impegno Ue per la scuola, la formazione, la mobilità, l'inserimento professionale e l'inclusione sociale delle giovani generazioni, sacrificate in un contesto di invecchiamento della popolazione. Buone intenzioni. Ma, con l'esperienza del passato, è razionale credere che saranno seguite dai fatti?


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL