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Manifesto: «Troppi alunni stranieri, mettiamo quote e test»

Lo propone il sindaco leghista di Chiarano, Treviso: «Così non si fa integrazione». L'Osservatorio nazionale: «Il problema c'è, ma no alle quote in base all'origine»

12/12/2007
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il manifesto

Cinzia Gubbini
Chiarano, provincia di Treviso, 3.900 abitanti, due scuole elementari e una classe in cui su quattordici alunni sette sono di origine straniera. Il «problema», poi, è scoppiato quando un mese fa è arrivato un ragazzino dal Punjab che non conosce l'italiano ed è stato inserito - come prevede la legge - nella sua classe d'appartenenza in base all'età: la quarta elementare. Insegnanti in difficoltà, genitori scontenti e il sindaco della Lega Gianpaolo Vallardi che trova la sua soluzione, come riportava ieri la «Tribuna di Treviso». Un po' drastica: «Mercoledì o al più tardi giovedì proporrò un ordine del giorno in consiglio comunale. Chiediamo al ministero dell'Istruzione che in ogni classe possa essere inserito al massimo il 30% di alunni stranieri. E che siano sottoposti a un esame di italiano: non può essere automatico che una persona venga inserito in una classe solo in base all'età». Vallardi fa certamente parte della «carica dei sindaci del nord-est» che hanno deciso di fare da soli per quanto riguarda le problematiche legate all'immigrazione. Lui, per esempio, l'ordinanza di Cittadella sulla residenza dei cittadini comunitari l'ha firmata. Però non ci sta a passare per quello che fa la guerra agli immigrati: «Chi dice questo è perché vuole fare demagogia. Venite a farvi un giro da queste parti. L'integrazione si fa solo su numeri sostenibili». Vallardi dice che i migranti del nord-est, e la loro forza di volontà, gli ricordano «i veneti di quarant'anni fa». Anche il sindaco trevigiano riconosce senza difficoltà che «le cose andrebbero meglio se ci fossero risorse: mediatori culturali, corsi di italiano. Ma i soldi li deve mettere il Comune, e non ci possono chiedere questo con tutti i tagli che subiamo». Dopodiché lo «spirito leghista» c'è, per cui non è solo un problema di apprendimento della lingua ma anche di «cultura»: «Gli insegnanti italiani si sentono a disagio a parlare del presepe se più del 50% degli alunni è straniero».
Quest'ultimo, è un problema di Vallardi e dei suoi. Ma che in Italia esista una eccessiva concentrazione si alunni stranieri in alcune scuole è una realtà ben nota al ministero dell'Istruzione, che da qualche tempo sta cercando di correre ai ripari. «Ma il problema va affrontato con razionalità», ammonisce la pedagogista Graziella Favaro, consulente dell'Osservatorio del ministero sugli studenti stranieri. «Prima di tutto è ora di iniziare a distinguere, come fanno da tempo Francia e Gran Bretagna, tra i ragazzi neoarrivati e chi è nato e cresciuto in Italia. Questi ultimi sono già il 65% nelle scuole elementari e vanno considerati come tutti gli altri». Della serie, non si può pensare a «quote» in base all'origine nazionale. Necessari, invece «degli interventi ad hoc sull'apprendimento della lingua per gli studenti neoarrivati. Dove è stato fatto i risultati sono stati ottimi: questi nuovi alunni non hanno problemi di competenze, anzi in alcune materie sono persino più preparati. Ma di impatto con una scuola molto verbale come la nostra, in cui sapere l'italiano è fondamentale». Allora? «Allora servono risorse. Nella Finanziaria in discussione c'è un provvedimento che prevede la possibilità di distaccare degli insegnanti proprio per mettere in piedi dei pacchetti di ore sull'italiano come lingua due». Quella norma, la voterebbe anche Vallardi.


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