Manifesto: Tre scioperi in sei mesi: stop a tagli e precarietà
FLC CGIL Adesione al 45%, con punte del 70
M. D. C.
Terzo sciopero in sei mesi dichiarato nella scuola dalla Flc Cgil. Cui vanno comunque aggiunti un paio di scioperi generali del sindacalismo di base, oltre una serie pressoché infinita di mobilitazioni spontanee scatenate dalle velleità «riformistiche» della ministra Gelmini. Uno sforzo anche economico non indifferente per il personale che nella scuola lavora, ma che dà anche la misura di quanto sentita sia la necessità di difendere prerogative e qualità dell'istruzione pubblica.
Le manifestazioni di ieri hanno avuto carattere regionale, e lo sforzo principale è stato indirizzato al Sud. Non a caso è stata scelta Palermo per gli interventi del segretario generale di categoria, Domenico Pantaleo, e del segretario generale confederale, Guglielmo Epifani. Una scelta spiegata così dallo stesso Epifani: «La scuola è importante dappertutto, ma nel Mezzogiorno lo è particolarmente, perché dove hai meno occasione di lavoro serve formazione di maggiore qualità. Ma questo non sempre avviene: troppa dispersione scolastica e talvolta una qualità più bassa che nel resto del Paese». La critica al governo è complessiva (tanti i cartelli o gli striscioni sui tagli alla spesa, contro il maestro unico, ecc), e risalta nel confronto con quanto vanno facendo in tutti gli altri paesi, sviluppati o emergenti che siano. «In tutto il mondo i paesi affrontano la crisi investendo in scuola e formazione, rendendola più adeguata ai tempi, formando meglio le persone. Da noi si sceglie un'altra strada». Quella che va da «dalla riduzione degli spazi formativi, al meno tempo per stare in aula, dalla riduzione delle risorse al grande problema dei precari». Particolarmente imponenti le manifestazioni di Firenze, Cagliari, Milano, Torino, Bari e Roma, che hanno visto partecipare tutte le componenti dell'istruzione - dalle materne alle superiori, dall'università agli istituti di ricerca, ai conservatori - e i partiti d'opposizione (dal Pd al Prc, passando un po' per tutte le sigle dell'arcipelago ormai extraparlamentare).
Dopo tanti anni - ma anche questo è un segno dei tempi - il ministero dell'istruzione ha ripreso la stucchevole pratica della «battaglia di cifre» per cercare di sminuire la portata della mobilitazione. Con un comunicato lo staff della Gelmini ha fatto sapere che «secondo i dati parziali rilevati alle 15 dal ministero dell'Istruzione, la partecipazione allo sciopero è stata del 9,56%». Ha risposto a stretto giro Mimmo Pantaleo, segretario Flc Cgil, riferendo di un 40% di adesioni a Torino, del 72% a Novara. In Emilia il personale Ata ha partecipato per il 50%, mentre a Forlì-Cesena per l'80%. Punte del 60-70% a Pescara, del 72% a Brescia, a Cremona il 66%. In Toscana ha scioperato in media il 35%, con alta partecipazione del personale Ata (a Grosseto l'89. Chiusa la facoltà di scienze della formazione di Bologna, 41% all'università di Genova e 60% all'università di Firenze, alla Statale e al Politecnico di Torino oltre il 50%.