Manifesto: Torna il tempo pieno Mano dura con i prof
Il ministro va avanti a piccoli ritocchi: ora tornano le 40 ore. E sulla disciplina consigli dei docenti messi all'angolo
Ci. Gu.
Roma
La parola d'ordine è «serietà»: provvedimenti più veloci per togliere dalle cattedre gli insegnanti sottoposti a misure disciplinari ma anche pugno duro contro i privatisti dell'esame di Stato e reintroduzione dell'ammissione all'esame di terza media. Ma, soprattutto, ripristino del modello del tempo pieno nell'ordinamento scolastico. Ieri il consiglio dei ministri è stato interamente dedicato alla scuola. Nelle pieghe dei nuovi provvedimenti alcuni interventi importanti, ma anche tante chiacchiere e qualche motivo di preoccupazione come l'azzeramento del ruolo del consiglio dei docenti per quanto riguarda i provvedimenti contro gli insegnanti. E c'è chi come il deputato della Rosa del Pugno Roberto Villetti osserva: «Fioroni passerà alla storia come il ministro tampone», criticando le sue «miniriforme» ma anche «misure improvvisate sull'onda di proteste dell'opinione pubblica».
Il premier Romano Prodi ha indirizzato i suoi «migliori auguri» a studenti e docenti: «E' il mestiere più complicato che possa esistere. Sappiano gli insegnanti che la loro fatica è compresa. Non voglio aggiungere retorica a una semplice verità: è su come facciamo la nostra storia che si costruisce il futuro del paese e la sua civiltà».
Tempo pieno e prolungato
Torna nell'ordinamento scolastico il tempo pieno e il tempo prolungato, quello che l'ex ministro dell'Istruzione Letizia Moratti aveva cancellato indicandolo come «modello a esaurimento» scatenando una montagna di proteste. Il testo del decreto fa tornare le lancette indietro alla forma «previgente la legge 59 del 2004» (cioè la riforma Moratti). Il modello del tempo pieno torna a essere quello delle 40 ore settimanali, comprensivo del «tempo mensa». Da parte dei coordinamenti nazionali, però, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più: si critica soprattutto il limite dell'organico corrente (dunque: pochi insegnanti) e la mancanza di un'esplicito riferimento alla compresenza di quattro ore degli insegnanti. Ma, fa notare il segretario della Cgil scuola Enrico Panini: «E' anche vero che il "modello previgente" la contemplava e la cosa più importante mi sembra sia che torni la norma. Per quanto riguarda gli organici, quello è un problema e ne discuteremo in sede di finanziaria: l'accordo con il governo è che non ci possono più essere tagli indiscriminati. E a fronte di un aumento degli iscritti e di un aumento della richiesta del tempo pieno, le scelte dovranno essere conseguenti». Parla di «un passo in avanti sulla strada dell'abrogazione della riforma Moratti», la deputata del Prc Titti De Simone. Segnale importante anche per la deputata di Sd Alba Sasso: «E però, ridare valore al nostro sistema dell'istruzione significa in primo luogo ridare dignità a chi regge, con il proprio lavoro quotidiano, la gran parte della struttura portante di quel sistema. E penso allora agli organici sui quali, invece, si è intervenuti una volta di più adottando una logica di tagli. Penso alla riduzione dei posti di sostegno».
Idoneità alle medie e stop ai privatisti
Torna l'ammissione all'esame di terza media, eliminato dalla riforma Moratti. «Credo sia un segno di rispetto sia per gli insegnanti che per gli studenti. Siamo nella scuola dell'obbligo e a tutti devono essere assicurate le competenze di base. Ricordo che, oggi, oltre il 40% dei ragazzi viene promosso con la sufficienza», ha detto il ministro Fioroni. Giro di vite sui privatisti - ulteriore, dopo la decisione di stabilire un tetto massimo per ciascun istituto. Dall'anno prossimo i privatisti che vorranno sostenere l'esame di Stato dovranno presentare una domanda agli uffici scolastici: sarà poi l'amministrazione a stabilire in quale scuola lo sosterranno. «Non è possibile che esistano delle scuole che non svolgono la loro funzione educativa, ma solo quella di far passare gli esami», ha detto il ministro. I cosiddetti diplomifici.
Pugno duro con gli insegnanti
Ed ecco le nuove norme per i cosiddetti «prof fannulloni», dal battage del Corriere della Sera e del professor Ichino contro i perdigiorno annidati nella pubblica amministrazione. In realtà si sta parlando di cose serie, e delle armi spuntate delle scuole nell'intervenire contro persone sottoposte a provvedimenti disciplinari. Il decreto prevede innanzitutto un limite di tempo per rendere effettiva la «punizione»: 90 giorni prorogabili di altri 30. Il parere del consiglio dei docenti diventa non obbligatorio. Ma c'è un altro punto che, invece, suscita preoccupazione. Fioroni ha voluto aggiungere norme anche sul fronte della vaghissima «incompatibilità ambientale», anche queste frutto dei casi finiti sui giornali (pedofilia, Rignano Flaminio). In casi di «incompatibilità» la sospensione cautelare o - novità - il dirottamento verso altri incarichi non necessiterà affatto del parere del consiglio dei docenti e verrà decisa dal preside. Su questo punto la Cgil scuola prende le distanze: «Leggeremo con attenzione il testo, ma «a fronte di una ipotesi di reatonon si possono configurare soluzioni che rischiano di essere discrezionali».