Manifesto: Test inutili e incomprensibili, numero chiuso sotto accusa
Errori nei quesiti si erano verificati anche negli anni scorsi. Mussi, per ora, aspetta di saperne di più. Ma per l'università italiana è crisi di credibilità
Simone Verde
«Siamo di fronte a una questione morale di dimensioni impressionanti». Così Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil a commento delle numerose irregolarità emerse lunedì nello svolgimento dei test d'ingresso per le facoltà a numero chiuso. «Le notizie relative alle prove di ammissione truccate nella facoltà di medicina di quattro atenei italiani, con la scoperta di vere e proprie associazioni a delinquere - ha osservato ieri il sindacalista - hanno assestato l'ennesimo colpo duro al sistema universitario del paese». Ad essere coinvolte nelle inchieste sono per il momento le università di Bari, Chieti, Catanzaro e Ancona, mentre indagini potrebbero essere aperte a carico di altri atenei, primo tra tutti quello di Messina. Una situazione, aggravata dalle proteste per gli errori contenuti nei quesiti a scelta multipla di medicina, che gettano discredito sull'istituzione, riaprendo vecchie polemiche sull'utilità e l'opportunità del numero chiuso.
«Si approfitti dello scandalo per rimettere in discussione il sistema delle prove d'ingresso», ha dichiarato ieri il capogruppo dei verdi in commissione affari sociali, Tommaso Pellegrino, trovando l'immediata adesione di numerose associazioni studentesche. Sulla stessa linea Pietro Folena, presidente della commissione cultura della Camera e il presidente della commissione giustizia, Pino Pisicchio. Per l'Unione degli universitari lo scandalo dei test «testimonia come il sistema dei quiz per selezionare l'ingresso all'Università sia fallimentare e vada superato».
A essere discussa, dopo il divampare dello scandalo, non è soltanto la qualità o la correttezza nello svolgimento delle prove d'ingresso, ma anche la loro validità scientifica. La sensatezza, cioè, di test basati sull'abilità mnemonica più che sulle capacità attitudinali, e di prove che neppure gli specialisti - loro autori - sembrano capaci di redigere correttamente. Tema, questo, su cui ha insistito l'Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale, che ha visto nelle irregolarità l'ennesima prova «dello stato caotico in cui versa la formazione del medico in Italia» e «un sistema autoreferenziale occupato, di fatto, in forma monopolistica da un'istituzione che si ritiene e si comporta come priva di limiti e di obblighi sociali».
A motivare giudizi così pesanti e la violenza delle polemiche c'è il ripetersi ormai sistematico di irregolarità. Errori nella composizione dei test, infatti, si erano già verificati nel 2000, nel 2003 e nel 2005, tutti casi in cui il ministero decise di non annullare le prove, ma di tenere conto esclusivamente dei quesiti validi. Metodo che potrebbe essere scelto anche questa volta dal ministro dell'Università Fabio Mussi che, di rientro dal Sudafrica, ha per il momento rimandato ogni decisione in attesa di leggere il rapporto degli ispettori del ministero.
Ma come funzionano i test che oggi si vorrebbero abolire? Nati spontaneamente nel corso degli anni Novanta come rimedio al sempre crescente divario tra offerta didattica e numero degli studenti, furono oggetto, nel 1998, di una sentenza della Corte di Cassazione, chiamata in causa da alcune associazioni. Nella sua delibera, la Corte stabilì la legittimità del numero chiuso ma obbligò il parlamento a predisporre una normativa che fissasse norme e principi per le prove di selezione.
La legge arrivò nel 1999 e stabilì che l'accesso ai corsi di laurea in medicina, chirurgia, veterinaria, odontoiatria e architettura dovesse essere regolato da esami nazionali. Per tutti gli altri sarebbe valsa l'autonomia decisionale degli atenei. Vennero perciò nominate commissioni nazionali (quella di medicina, autrice dei test sbagliati, è attualmente composta da otto membri) con il compito di redigere due prove, da cui - una volta pervenute in busta chiusa alle sedi d'esame - ne viene sorteggiata una da sottoporre agli studenti. A esame concluso, infine, i formulari vengono spediti a Bologna dove la Cineca, azienda appaltatrice per conto del ministero, esegue le correzioni con metodo informatico e invia i risultati ai singoli atenei.