Manifesto: Sui Nas la scuola dice no
Droghe Fa discutere la proposta Turco. Antigone abbandona la Consulta
Eleonora Martini
Nelle scuole non l'hanno presa bene. Né i professori né gli studenti. E' andata meglio col popolo della rete (70% approva), almeno stando ad alcuni sondaggi on-line. Un flop però se lo scopo era, come dicono i maliziosi, quello di far salire di qualche punto i risultati elettorali del centrosinistra. In compenso il dissenso con la soluzione «Nas nelle scuole» sparata domenica dalla titolare della Salute, la diessina Livia Turco, per affrontare il problema droghe ha suscitato la protesta generalizzata di operatori e esperti delle tossicodipendenze. Gli stessi che in questi anni hanno lavorato con l'Unione per costruire una politica alternativa a quella di stampo emergenziale e proibizionista del centrodestra. Tanto più che la dichiarazione - definita da alcuni «emotiva», parola «più di donna che di ministro» - arriva pochi giorni dopo il consenso alla diffusione dei kit antidroga per genitori ansiosi proposta dal sindaco di Milano Letizia Moratti.
Un trend che ha convinto alcuni membri della Consulta sulle Dipendenze del ministero della Salute a prendere le distanze o addirittura a dimettersi, come Patrizio Gonnella dell'associazione Antigone. «Da quando si è costituita, la Consulta si è riunita una sola volta e nessuno ci ha chiesto un parere su una tale proposta», spiega Gonnella che non ci sta più a questo presappochismo populista in cui «tutto si gioca nei media col solo scopo di cavalcare le paure collettive». E qualcuno si aspetta da un momento all'altro che anche l'attacco alle pratiche di riduzione del danno partito proprio dal sindaco Letizia Moratti faccia presto proseliti anche nell'Unione.
Molti i silenzi di comodo registrati nelle fila degli usuali oppositori alla legge Fini-Giovanardi, presumibilmente la stessa legge che si dovrebbe applicare una volta che i Nas avessero intercettato nelle scuole quegli studenti in possesso di droghe, anche se la ministra Turco ha annunciato per fine giugno il nuovo ddl governativo. Ciò nonostante sono in tanti nella sinistra e nel sindacato degli insegnanti a esternare stupore e rabbia per quella proposta di «dare il via a ispezioni a tappeto in tutte le scuole d'Italia», usando le scarse risorse numeriche del Nucleo antisofisticazioni dell'Arma dei Carabinieri. Dal ministro della Solidarietà sociale di Rifondazione Paolo Ferrero, alla Rete degli studenti, fino alla segretaria nazionale Cgil-Fp Rossana Dettori e i segretari generali di settore della Cigl Enrico Panini e della Cisl Francesco Scrima che si oppongono alla demolizione del ruolo educativo della scuola e all'amputazione della relazione educativa fra insegnanti e ragazzi, senza la quale non si può fare corretta informazione né un'adeguata prevenzione. «Teorizzare l'intervento dei Nas significa dire che questa relazione è inutile, con buona pace di alcuni decenni di impegno nella lotta contro ogni tossicodipendenza», spiega Panini, mentre Scrima avvisa: «Non è la scuola ad essere allo sbando ma è la società ad essere allo sballo».
E mentre la destra esulta per essere riuscita a mandare in tilt la bussola del governo, si registra un'insolita prudenza al centro. Da parte dello stesso ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni che preferirebbe un simile intervento solo in casi particolarmente gravi e sempre su richiesta dei presidi, e persino da parte delle teodem diessine Paola Binetti e Emanuela Baio Dossi che spiegano con meno demagogia: «Oggi la droga circola più facilmente non nelle scuole ma nei pub e nelle discoteche». Il tutto mentre i primi risultati tossicologici sul corpo del giovane studente morto nella scuola di Cusano Milanino confermano che a uccidere è stata ed è sempre più la cocaina, diffusa soprattutto nella fascia d'età tra i 25 e i 45 anni al contrario della cannabis che viene consumata perlopiù dai giovani tra i 15 e i 34 anni.
Non è quindi solo lo strumento scelto dalla ministra Livia Turco ad essere considerato sbagliato e il suo messaggio ad essere percepito come confuso e disinformante, alla stregua di quello della legge Fini- Giovanardi, come ricorda il responsabile droghe del Prc Francesco Piobbichi. Completamente fuori fuoco anche il target di consumatori di sostanze stupefacenti su cui si concentra oggi l'attenzione della responsabile della Salute pubblica.
La cannabis è tutt'altro dalla cocaina: dirlo è il solo modo di prevenire le dipendenze e aiutare i ragazzi a non sprecare la loro vita.