FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3820707
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: Sui banchi sempre più adolescenti stranieri

Manifesto: Sui banchi sempre più adolescenti stranieri

Nella scuola italiana sono arrivate le seconde generazioni

01/09/2006
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Cinzia Gubbini
Roma
Nella scuola italiana sono arrivate le secondo generazioni. Sono infatti loro, gli adolescenti, quelli che crescono di più nello sfaccettato panorama degli immigrati a scuola. I numeri degli alunni con nazionalità non italiana aumenta - come ormai da anni - nelle classi di ogni ordine e grado. Ma è alle scuole superiori che si registra un «picco» significativo, ormai sono più di 60 mila.
Oggi il ministero dell'Istruzione presenta l'indagine sugli alunni con nazionalità non italiana nelle scuole. Il ministro Giuseppe Fioroni ha scelto di inaugurare così il nuovo anno scolastico, all'insegna di una parola chiave: «integrazione». Ma i problemi non mancano, anzi sono tantissimi. Amplificati quando si tratta di adolescenti. Fragili loro, che attraversano un'età complicata. Impreparata la scuola, che una volta superato il limite dell'obbligo diventa più selettiva, più esigente, meno disposta ad ascoltare le esigenze di ragazzi che - se sono arrivati da poco in Italia - faticano a imparare l'italiano. E un conto è quando succede alle elementari. Molto diverso alle superiori, dove i codici linguistici sono più ostici, i manuali più complessi. Non è un caso che l'80% dei figli degli immigrati frequentano le scuole professionali o tecniche. Certo anche le famiglie si orientano più volentieri verso indirizzi che assicurano una qualifica spendibile sul mercato. Ma sempre più spesso si sente parlare di «disincentivazione» da parte dei licei.. C'è di più. I dati evidenziano la tendenza, non solo alle superiori, a utilizzare il «ritardo scolastico». Per facilitare gli studenti stranieri che parlano poco (o per nulla) l'italiano, gli insegnanti spesso decidono di inserirli in una classe inferiore. Esempio: un ragazzo di 15 anni viene inserito in prima superiore. «Un doloroso espediente», lo chiama la professoressa Giulia De Martino, che insegna italiano e storia nell'istituto tecnico per il turismo «Marco Polo» di Roma. Una scuola dove da anni la percentuale degli stranieri è molto alta, almeno il 10%. De Martino segue il progetto di supporto ai ragazzi stranieri, insegna l'italiano come seconda lingua. «Non è mai una buona soluzione - spiega - di fatto i ragazzi si trovano in un contesto di regressione». Ma non nasconde i problemi reali: «Spesso gli studenti arrivano quando la scuola è già iniziata, dunque non possiamo neanche prevenire con un corso intensivo di lingua prima dell'inizio della scuola. E comunque per imparare l'italiano utile allo studio non bastano tre mesi». I mediatori sono sempre una buona soluzione «ma chi li paga?», chiede De Martino, che l'anno scorso ha potuto usufruire dell'aiuto di una mediatrice cinese per solo 20 ore. Non alla settimana, ma all'anno. «Inserire un ragazzo in una classe dove tutti sono più piccoli solo perché non sa l'italiano finisce per essere un disincentivo allo studio - dice Cristina Buozzi, mediatrice linguistica nelle scuole di Ferrara per il progetto Remedia - soprattutto quando si tratta di studenti con buoni voti nel paese di origine. Si sentono respinti, finiscono per prendere poco sul serio la scuola. Bisogna farlo solo in casi estremi». «Ma soprattutto servirebbe un modello linguistico - aggiunge Paola Berbeglia, pedagogista del Cies - Ancora oggi spesso l'italiano viene insegnato a questi ragazzi non come seconda lingua, ma con il classico modello letterario che è poco incisivo. Servirebbero laboratori linguistici trasversali, insegnanti specializzati, e soprattutto task force che possano studiare percorsi individualizzati. Inserire un ragazzo una classe indietro può essere devastante - continua Berbeglia - prima di tutto perché sono persone che hanno sviluppato lo stesso livello piscoaffettivo dei loro coetanei, dunque doversi relazionare con i più piccoli crea un inevitabile squilibrio. E poi perché a quell'età un ragazzo di origine straniera vuole, prima di tutto, essere come gli altri. Separarlo, anche se a fin di bene, non lo aiuta».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL