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Manifesto: Statali, va pure peggio

Nicolais: «Ci sono le risorse per i 101 euro». Prodi: «Mai nominata questa cifra». E «in cambio» il governo vorrebbe portare a tre anni la cadenza contrattuale

22/05/2007
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il manifesto

Francesco Piccioni
Per un attimo si era avuta l'impressione che Tommaso Padoa Schioppa, il ragionier-mastino, fosse stato imbrigliato da Romano Prodi nel corso del vertice domenicale a palazzo Chigi. Da cui il premier era uscito dicendosi «fiducioso» di poter chiudere rapidamente il contratto degli statali, scaduto ormai da 17 mesi.
Non è così. Anzi, la linea uscita dal vertice rischia di complicare ancora di più una trattativa che il 6 di aprile risultava a tutti gli effetti chiusa sulla base di 101 euro di aumento medio, sul solo 2007 e da prendere a gennaio prossimo (con buona pace del 2006, ridotto alla pura e risibile «indennità di vacanza contrattuale»). Non solo il governo ha continuato a parlare tramite i microfoni dei media - mentre i vertici sindacali sono a Siviglia per il congresso della Ces, la confederazione europea - ma ha anche chiarito, forse involontariamente, che intende «prendere» dai lavoratori e non concedere granché. Da una parte, infatti, c'è il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, che ha assicurato per tutta la mattinata che «ci sono risorse aggiuntive per dare 101 euro»; come se fosse una grande passo avanti e non quello che era già stato pattuito, nero su bianco. Dall'altra c'è una nota di palazzo Chigi che in serata è costretta a precisare che «il presidente del consiglio non ha fatto alcun riferimento a cifre concrete, né ha mai indicato l'importo di 101 euro». Vento siberiano sugli eccessivi entusiasmi. Lo sciopero del 1 giugno resta lì sullo sfondo, un po' più concreto di prima.
L'unica cosa certa è la convocazione dei sindacati per domani. Ma il resto delle «esternazioni» governative mette altri tronchi sulle rotaie della trattativa. Sempre il ministro Nicolais ha chiarito che il governo intende chiedere (in cambio?) la triennalizzazione dei rinnovi contrattuali, visto che la scadenza biennale (per la sola parte economica), prevista dagli accordi del luglio '93, risulta quasi sempre inapplicata. Bontà sua ha anche spiegato che la proposta di rivedere il modello contrattuale viene riferita al prossimo rinnovo (2008-2010, dunque) e non a quello in corso. Da Siviglia, il solitamente ben disposto Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, aveva già sibilato che «non si paga per due anni e se ne prendono tre; questo va bene per la promozione di merci superate». Anche perché in quel caso l'aumento reale sarebbe stato di 65 euro; molto meno dei 93 su cui ci è incagliati all'Aran!
Le dichiarazioni di Prodi autorizzano le peggiori aspettative. Chiede sì «grande collaborazione» ai sindacati, ma «li invita anche a non concentrarsi solo sull'aspetto finanziario». L'altro aspetto è quello della riorganizzazione dell'amministrazione pubblica, su cui Cgil, Cisl e Uil hanno già dato disponibilità firmando un contestato «memorandum». Ma sembra davvero troppo chiedere sacrifici su «mobilità, merito, valutazione della performance» e anche sul salario.
Per il momento solo il sindacato di base RdB-Cub ha espresso una posizione nettamente contraria, definendo «carta straccia» l'accordo firmato anche da loro il 6 aprile. Cgil, Cisl e Uil preferiscono stare «alle procedure normali» e quindi si limitano a dire che «prima vanno rispettati gli impegni presi», ovvero la firma del contratto a 101 euro; «e poi saremo disposti a discutere su tutti gli aspetti». Sia sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione che sulla revisione del modello contrattuale. Ma davanti «proposte concrete», non a dichiarazioni autocontraddittorie lanciate sui giornali per dare la sensazione - per l'ennesima volta - che l'accordo è stato raggiunto ancora prima di mettersi a discuterne.


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