Manifesto: Statali, il governo provoca
La direttiva prevede clausole opposte all'accordo: blocco della contrattazione integrativa. Sciopero il 16
Francesco Piccioni
L'iter del rinnovo contrattuale del pubblico impiego procede senza alcuna tranquillità. Ed anche il pathos ha ripreso a crescere. Ieri mattina la Funzione Pubblica Cgil aveva diramato una nota che lanciava un allarme molto preciso: «Circolano voci, in ambienti ben informati, sul fatto che nella 'direttiva madre' che il governo sta predisponendo per l'effettivo inizio dei negoziati per il rinnovo dei contratti nei comparti pubblici, ci sia una clausola che blocca la contrattazione integrativa. E' bene sia chiaro a tutti che, qualora queste voci rispondessero al vero, lo sciopero generale del pubblico impiego sarebbe confermato per il 16 aprile».
In pratica, una clamorosa violazione dell'accordo sottoscritto solo giovedì scorso a palazzo Chigi. Il «padre» della presunta clausola non era indicato, ma tutti hanno pensato immediatamente a Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell'economia e guardiano dei conti pubblici con mandato fiduciario da una pletora di organismi nazionali e internazionali (Bce, Fmi, Ue, ecc). Un modo «ragionieristico» di togliere con un mano parte di quello - non moltissimo - che era stato messo sul tavolo con l'altra.
Tanto più grave, spiegavano diversi sindacalisti, se si tiene conto del fatto che di cifre precise - al tavolo ministeriale - non ne erano state fatte (lo stesso Padoa Schioppa si era mostrato particolarmente soddisfatto di questa vaghezza). Insomma: i 101 euro di aumento medio, e i 3,7 miliardi di euro necessari al rinnovo contrattuale sono per ora «proiezioni», non indicazioni nero su bianco. Perché lo diventino è necessario che la «direttiva madre» del ministro Nicolais arrivi all''Aran, con le istruzioni per condurre la trattativa vera e propria nei vari comparti del pubblico impiego.
Ancora nel pomeriggio il ministro Nicolais negava che la direttiva contenesse clausole non previste dall'accordo-quadro, ma confessava anche di non aver ancora avuto «il concerto» (l'assenso) di Padoa Schioppa. In serata, infine, fonti ministeriali consegnavano alle agenzie - ma non ai sindacati; quasi una sfida a dar seguito concreto al proclamato sciopero - il testo della direttiva in partenza per l'Aran.
Che prevede: contrattazione integrativa solo tramite l'utilizzazione di fondi appartenenti alle singole amministrazioni; politiche retributive incentrate su produttività e conseguimento degli obiettivi di efficienza; più telelavoro e promesse di riassorbimento del precariato; aumenti salariali a 0,7% per il 2006 (solo la «vacanza contrattuale»), del 2% nel 2007 (come da inflazione programmata ma con cifre effettivamente in busta paga da gennaio 2008), e a regime del 4,46% nel 2008; stop a qualsiasi automatismo di carriera fondato sull'anzianità; mobilità e uscite dal lavoro incentivate; pagella periodica dei servizi e sanzioni «in caso di performance negative». Un massacro che poco ha a che vedere con gli accordi di pochi giorni fa.
Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil, premette che «se fosse vero quel che leggo, ci troveremmo in presenzadi una situazione gravissima. Entra in crisi il rapporto tra governo e organizzazioni sindacali sul rinnovo del contratto, con il governo che non tiene assolutamente conto degli accordi sottoscritti. Nel memorandu, per esempio, a proposito della contrattazione integrativa, non si fa alcun riferimento a vincoli che non siano derivanti dal raggiungimento di certi obiettivi. E una cosa è dire che le risorse vengono da quel raggiungimento, altra è dire che non si vuole investire nulla. Ritornando così a quella logica che dice che lo stato va soltanto ridotto».
Lo sciopero del 16, per fortuna, non era ancora stato revocato. E a questo punto appare piuttosto difficile che possa esserlo. «Se fosse vero che...»