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Manifesto: Staminali, Unione compatta

Votata una mozione che dà ragione a Mussi e spinge per un avanzamento della ricerca

20/07/2006
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il manifesto

Alessandro Braga
Roma
«Lunedì porterò a Bruxelles le indicazioni espresse dalla maggioranza del senato. E mi impegno ad adottare alla lettera questo dispositivo». Con queste parole il ministro per la ricerca Fabio Mussi chiude il dibattito sulle staminali e sugli impegni che il governo porterà in sede europea lunedì prossimo.
Lo fa con una soluzione che, per sua stessa ammissione, «non può che essere di compromesso», ma che ha il pregio di ricompattare le varie anime della maggioranza, che votano convinte un documento comune. Alla fine l'Unione riesce a nettere d'accordo sia Rifondazione comunista, che non aveva approvato la prima stesura del testo, sia l'ala cattolica della Margherita, e approva la sua risoluzione con 152 voti a favore. Anche Paola Binetti, senatrice Dl ed ex presidente del comitato Scienza e vita, al termine del suo intervento in aula si dice «molto soddisfatta del fatto che tutti si sono pronunciati positivamente sul principio irrinunciabile di tutelare la vita, compresa quella dell'embrione criocongelato». In sostanza con il documento votato ieri pomeriggio l'Italia si impegna a valorizzare la ricerca sulle cellule staminali adulte, anche quelle prese dal cordone ombelicale, nella quale il nostro paese è avanti e ha raggiunto punti di eccellenza, sostenendo le ricerche che «non implichino la distruzione di embrioni». Senza nello stesso tempo smentire le decisioni di Mussi, ribadite anzi dal ministro degli esteri Massimo D'Alema. Il titolare della Farnesina, rispondendo a un'interrogazione di Luca Volontè, definisce «certamente opportuna la decisione del ministro per la ricerca di ritirare la firma dell'Italia dalla dichiarazione etica relativa alla ricerca sulle staminali embrionali». Una scelta che ha anzi, secondo D'Alema, tolto il nostro paese da una «situazione di evidente difficoltà, perché non si può pretendere di applicare una legge italiana in altri paesi dell'Unione europea .
Con il voto compatto del centrosinistra si è scongiurata in questo modo l'eventualità che si potesse ricreare la stessa maggioranza parlamentare cattolica che l'anno scorso aveva fatto blocco durante il referendum sulla legge 40 sulla procreazione assistita. Nei giorni scorsi infatti la senatrice Binetti si era detta disponibile a votare una mozione del centrodestra che riconoscesse il diritto alla vita dell'embrione.
Soddisfazione per il buon esito della trattativa è espresso dai senatori ulivisti: Andrea Ranieri, responsabile dei Democratici di sinistra per la ricerca, con un occhio alla prossima votazione al senato sul rifinanziamento delle missioni all'estero, fa notare come il «metodo del dialogo paghi sempre». Posizione ripresa anche dal diellino Franco Monaco, che parla di «un'intesa positiva ed esemplare», dimostrazione che «applicarsi al dialogo e al reciproco ascolto in vista di una sintesi da proporre a un più vasto consenso dà frutti, molto più di pratiche trasversali agli schieramenti che condannano l'Unione alla divisione e alla subalternità».
E lunedì al Consiglio dei ministri dell'Unione europea il ministro Mussi potrebbe portare anche un'altra proposta: quella di un «cut-off date», ossia un adata ultima oltre la quale si conviene che gli embrioni prodotti non sono più impiantabili nell'utero della donna e dunque, utilizzabili per la ricerca. La proposta del ministro, se riesce a unire in un unico fronte la maggioranza in un accordo che «va da Binetti a Bertinotti», secondo la divertita definizione del presidente dei senatori di Rifondazione comunista Giovanni Russo Spena, scatena gli strali dell'opposizione. Alfredo Mantovano, ultracattolico di Alleanza nazionale e firmatario di una mozione del centrodestra bocciata dall'aula, si chiede se non sia opportuna «la ricerca sulle cellule embrionali della Margherita, per verificare se ancora esistono». Francesco Giro, forzista, parla addirittura di «un altro colpo alla vita e alla sua dignità, dopo il ritiro unilaterale da parte del ministro della firma dalla dichiarazione etica sulla ricerca sulle staminali dello scorso maggio». E via con dichiarazioni di guerra agli «inaccettabili compromessi sulla vita». Nonostante il ministro Mussi, in chiusura del suo intervento, avesse sottolineato come non debba esistere «una guerra tra laici e cattolici».


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