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Manifesto-Sette anni, l'incubo dei bimbi inglesi

Come esami, valutazioni e test rendono impossibile la vita dei piccoli scolari in Inghilterra. Mentre in Francia il percorso sui banchi per i più piccoli è costellato dall'attività in classe vera e...

17/01/2004
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il manifesto

Come esami, valutazioni e test rendono impossibile la vita dei piccoli scolari in Inghilterra. Mentre in Francia il percorso sui banchi per i più piccoli è costellato dall'attività in classe vera e propria di 26 ore alla settimana, più una serie di importanti uscite didattiche e i cosiddetti atelier per chi resta a scuola oltre il normale orario del tempo pieno. In Germania il sesto anno di età coincide con l'iscrizione al primo anno di scuola per poi passare, allo scadere del quarto, alla secondaria
ORSOLA CASAGRANDE
LONDRA
Target, standard, verifiche, valutazione, esami. La vita di uno studente inglese fin dalla più tenere età è condizionata da queste costanti. Il calvario comincia addirittura a sette anni con i primi test, in matematica e inglese (ortografia e calligrafia): quelli dell'anno scolastico 2002-2003 (gli esami vengono valutati da insegnanti esterni alle scuole) sono stati così al di sotto dei target fissati dal ministero da costringere l'allora ministra all'istruzione, Estelle Morris, a dimettersi. Il suo successore, Charles Clarke, ha ribadito che "i test non si toccano" anche se ha concesso che "d'ora in poi l'approccio ai test dovrà essere meno formale: gli esami saranno parte di una valutazione più complessiva della performance di uno studente". Soprattutto quando lo studente ha sette anni e, hanno rivelato numerosi studi, soffre di particolare stress e pressione psicologica nel periodo che precede le temute verifiche. Gli insegnanti per la verità avevano minacciato di boicottare gli esami per i ragazzini di sette anni: inutili e potenzialmente dannosi perché producono disagi e paure nei più piccoli. Anche se il ministro Clarke ha liquidato i timori e le proteste di insegnanti e genitori, ha dovuto ammettere che forse c'è troppa rigidità nel fissare target nazionali ai quali devono aspirare gli studenti delle scuole del regno. Una rigidità che rischia di diventare un'ossessione. I sindacati degli insegnanti da anni chiedono una revisione del sistema di valutazione ed esami cui sono sottoposti gli alunni inglesi. Ma chiedono anche sempre più insistentemente una revisione generale del curriculum. Il ministro Clarke ha annunciato che quello delle scuole elementari sarà "più creativo", grazie all'introduzione di materie come musica e teatro. Lo studio di una lingua straniera fin dalle elementari soltanto adesso comincia ad essere preso in considerazione. Ma è stata abolita l'obbligatorietà di una lingua straniera negli ultimi quattro anni di superiori.

La scuola elementare (che qui si chiama primary) inizia a cinque anni. I primi due anni (dai cinque ai sette) si svolgono nella cosiddetta "infant school" che dovrebbe avviare i neo studenti alla vita scolastica. Privilegiando il gioco, vista la tenera età. Il problema però, dicono i sindacati, è che oggi (cioè con il governo laburista guidato da Tony Blair) la politica delle privatizzazioni parziali favorisce l'assunzione di insegnanti che maestri non sono.

Il sindacato degli insegnanti pubblica da tempo uno spot sui maggiori quotidiani in cui chiede ai genitori se sanno "chi insegnerà oggi a vostro figlio". Risposta, "certamente non un insegnante qualificato", questo perché ormai viene assunto dai consorzi privati - che gestiscono molte scuole pubbliche - personale non qualificato, magari sono community workers (cioè persone che hanno svolto un training di un anno per lavorare nel quartiere) in attesa di un posto nelle centinaia di agenzie interinali del paese. La privatizzazione, seppure parziale, delle scuole ha fatto in modo che il curriculum (già poco "creativo" per stessa ammissione del ministro all'istruzione) scadesse ulteriormente per venire oggi interpretato meramente come una lista di cose da fare. Naturalmente per valutare che siano fatte bene si guarda ai risultati ottenuti nei vari test dai ragazzini. Se la scuola è al di sotto degli standard raccomandati dal ministero, rischia la privatizzazione (se già non è in mano a privati). Ma ci sono stati anche casi opposti: la gestione privata si era rivelata così scadente da convincere (o costringere) il ministero a riportare in mano pubblica alcune scuole.


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