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Manifesto: Senza ricercatori l'università singhiozza

LA PROTESTA - Oggi assemblea alla Sapienza

17/09/2010
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il manifesto

Roberto Ciccarelli
Tra i ricercatori della rete 29 aprile che oggi alla Sapienza di Roma parteciperanno alla seconda assemblea nazionale contro la riforma Gelmini dell'università circola una convinzione. Nelle ultime settimane chi ha ritirato la disponibilità a ricoprire gli insegnamenti non obbligatori nei corsi di laurea (il 57% sugli oltre 17mila censiti in 46 atenei) ha dimostrato che cosa sarà l'università quando il loro ruolo verrà cancellato. È proprio questo uno degli obiettivi del Disegno di legge che è attualmente in discussione nella commissione cultura della camera: inquadrare i 67mila docenti universitari in due fasce, ordinari e associati, eliminando la terza fascia dei ricercatori (25mila persone) sulla quale grava una parte consistente della didattica che viene impartita nelle università.
A pochi giorni dall'inizio delle lezioni non si contano le facoltà che hanno chiesto il rinvio al 1 ottobre, al 4 ottobre, al 7 ottobre come a scienze politiche a Padova o al 15 ottobre come sta accadendo nella facoltà di Scienze a Torino. L'indisponibilità dei ricercatori a insegnare in uno o più corsi che fino a oggi hanno tenuto a titolo gratuito, la solidarietà dei docenti che hanno rifiutato di salire in cattedra per sostituirli e la fretta dei presidi di trovare dei sostituti ricorrendo a contratti, sostituzioni e bandi a titolo gratuito non permetterà un regolare svolgimento del prossimo anno accademico.
Le pressioni dei presidi che hanno l'obbligo di fare partire l'anno accademico non hanno compromesso l'esito della protesta decisa dai ricercatori nella scorsa primavera. È solo cambiato il modo di leggere i dati. Non conta infatti il numero dei ricercatori che incrocia le braccia, ma il numero dei corsi in cui insegnano. I corsi che sono stati cancellati fino a questo momento, ma i dati sono ancora parziali, sono molti di più delle indisponibilità dei singoli ricercatori.
Due esempi possono aiutare a comprendere il meccanismo che governa un'attività che non si esaurisce nella semplice lezione. Nella facoltà di scienze di Torino, dove sono 140 i ricercatori indisponibili, le ore scoperte sono 8.800 per un totale di 1.091 crediti formativi. Considerando che i corsi valgono da 5 a 10 crediti, gli insegnamenti a oggi scoperti sono 120. Sempre a Torino, ma nella facoltà di psicologia, i corsi scoperti sono 32, 7 dei quali sono stati cancellati, 9 saranno coperti da associati e ordinari, 4 verranno banditi a pagamento come è successo nell'università di Bologna, 1 è stato bandito a titolo gratuito e 3 restano ancora scoperti.
Alla facoltà di scienze politiche di Padova, la situazione è più chiara. Martedì scorso sono scaduti i bandi con i quali il preside ha cercato di sostituire i ricercatori indisponibili. Oltre il 50% non hanno avuto risposta. I corsi scoperti saranno più di 45, mentre i corsi che partono sono 39. «È un dato significativo - afferma Luca Basso, coordinatore locale della rete 29 aprile - perché negli ultimi anni non ci sono state mobilitazioni». A lettere e filosofia, i bandi a cui non è stata data risposta sono 52 su 78.
Questi risultati dimostrano una crescente sensibilità nei confronti di una protesta che non è puramente corporativa, anche se esistono aspetti sindacali importanti. Nel 2014 il salario di un ricercatore sarà inferiore del 20% rispetto a oggi. L'obiettivo dell'assemblea è tuttavia un altro. Creare una coalizione con gli studenti e i ricercatori precari, collegare la protesta a quella degli enti di ricerca soppressi dalla manovra finanziaria di luglio e alla scuola in fermento.
Ciò che sta emergendo tra i ricercatori è una motivazione etico-politica che potrebbe sostituire la polemica meritocratica e anti-baronale con la quale fino a oggi è stata interpretata la crisi dell'università. Il loro progetto è di garantire l'esistenza di un'università pubblica in Italia, non accettarne la liquidazione e, infine, non essere ridotti nella parte di coloro che chiedono garanzie per la propria carriera rinunciando all'interesse generale.
L'assemblea di oggi a Roma tenterà di definire un calendario unitario di mobilitazione contro il ddl. Ci sono buone probabilità che la prima giornata di mobilitazione sia il 4 ottobre quando verranno convocate assemblee in tutte le facoltà e gli studenti che parteciperanno alle lezioni verranno informati sulle ragioni della protesta.


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