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Manifesto: Scuole, nessuna invasione islamica

Il ministro dell'Istruzione Fioroni smorza gli allarmi: i ragazzi provenienti da paesi arabi sono meno di un terzo. L'integrazione passa attraverso la scuola». Parola chiave: interculturalità Stefano Milani

02/09/2006
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il manifesto

Roma
La campanella sta per suonare e il rischio «dell'invasione islamica» nelle aule scolastiche italiane è, per quest'anno, scongiurato. La precisazione, che ha tutta l'aria di essere una rassicurazione contro lo spauracchio che giunge da Oriente e che ha trovato spazio su diversi giornali in questi giorni, arriva direttamente dal ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che ieri a Roma ha parlato dello scottante rapporto scuola e integrazione.
«Non c'è nessuna invasione islamica nelle scuole italiane. Nessuno gridi "mamma li turchi"», precisa il ministro con tanto di numeri e grafici: «Sono 191 le nazionalità degli alunni nelle scuole italiane e i ragazzi dei paesi arabi, non sempre musulmani, sono meno di un terzo dell'intera popolazione scolastica, dunque meno di 140mila unità».
Passata la paura, Fioroni guarda avanti cercando di far di necessità virtù. La sua sfida è ambiziosa quanto nobile: trasformare l'eterogeneità scolastica in una risorsa da sfruttare, una sorta d'investimento per il domani. «Nella scuola - spiega - si gioca la scommessa su un modello italiano di integrazione: noi non seguiamo né quello dell'assimilazione francese né il multiculturalismo all'inglese». E se la scuola secondo Berlusconi faceva capo alle famose tre «I» (Internet, Inglese, Impresa), quella di Fioroni punta sulla «I» dell'interculturalità, che permetta la formazione di un «meticciato fecondo».
«Dobbiamo essere orgogliosi e gelosi della nostra identità - ha spiegato il ministro - ma si può ottenere una identità in divenire. Dalla reciproca stima e dalla frequentazione possono cadere le barriere mettendo fine a paure e diffidenze». Integrazione, accoglienza ma, soprattutto, cittadinanza. «La cittadinanza non può essere solo cartacea - prosegue - e nemmeno una scelta di bisogno, ma una decisione consapevole di chi studia la lingua italiana e apprende la cultura del nostro Paese, mantenendo però anche la propria lingua e la propria tradizione».
A vedere se alle parole seguiranno i fatti saranno quasi in 500 mila studenti stranieri, - il 4,8% dell'intera popolazione scolastica - pronti ad inaugurare il primo anno scolastico post-Moratti. Un dato in forte controtendenza con il resto d'Europa che vede nazioni come la Svizzera (23,6%), l'Inghilterra (15%), i Paesi Bassi (16%) e la Germania (10%) nettamente più avanti in tema di multiculturalità. Più vicini ai nostri canoni i paesi dell'area mediterranea: Francia (5%), Spagna (5,7%) e Portogallo (5,5%).
La crescita maggiore nelle presenze si è avuta soprattutto alle scuole superiori, con 80mila alunni figli di immigrati iscritti in particolare negli istituti tecnici e professionali. La maggior parte degli studenti proviene da Albania (69.374), Marocco (59.489) e Romania (52.821) ma sono in aumento anche i cinesi. La distribuzione degli studenti stranieri non è omogenea. In Emilia-Romagna si registra una percentuale del 9,5% e in Lombardia, Veneto e Marche dell'8%. In Campania e Sicilia, invece, sono solo l'1%.
Rispondendo a una domanda sull'ipotesi di tagli al settore scolastico nella prossima Finanziaria, il ministro ha rassicurato: «La Finanziaria chiede sacrifici per ricostruire i conti pubblici, ma chiede anche profonda serietà nel rispetto del programma che abbiamo presentato agli elettori nel quale per la scuola sono previste sicurezza e certezza, dagli edifici ai programmi». Secco il giudizio di Pietro Folena, presidente della commissione cultura e deputato di Prc: «Scuola, università, ricerca e cultura non possono permettersi alcun taglio».
Polemiche anche sulla circolare con cui viale Trastevere ha parzialmente abolito la riforma Moratti. «E' stata chiaramente scritta integralmente dai sindacati. Del ministro Fioroni c'è solo la firma», attacca l'opposizione, mentre Francesco Pasquali, segretario generale dei giovani di Forza Italia, rincara la dose: «Il documento notturno, oltre a rappresentare un colpo di grazia alla riforma Moratti, somiglia tanto ad un assegno che le corporazioni hanno messo all'incasso». Critiche piovono anche dal Codacons. A prendere le difese del ministro il capogruppo dei Verdi in commissione cultura alla Camera, Roberto Poletti: «L'azzeramento, pur parziale, della riforma Moratti è un fatto positivo - ha osservato - perché il governo della Cdl aveva provveduto a mortificare una risorsa, quale è quella della scuola, che invece va difesa e rilanciata».


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