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Manifesto-Scuola, una rivolta in nome dell'égalité

Scuola, una rivolta in nome dell'égalité Manifestazioni a Parigi e in tutta la Francia contro una riforma della scuola che strizza l'occhio al mercato del lavoro. Compatto il fronte di insegnanti ...

16/02/2005
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il manifesto

Scuola, una rivolta in nome dell'égalité
Manifestazioni a Parigi e in tutta la Francia contro una riforma della scuola che strizza l'occhio al mercato del lavoro. Compatto il fronte di insegnanti e liceali: "La marcia indietro sull'esame di maturità non ci basta"
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
C'è stata tensione ieri, tra liceali e polizia, nel corteo parigino contro la riforma della scuola che vorrebbe imporre il ministro dell'Educazione, François Fillon. In testa al grosso corteo che da place de la République è arrivato sino a Denfert Rochereau, alcune frange di manifestanti hanno tirato oggetti - soprattutto bottiglie - contro i poliziotti. Risultato: 4 liceali feriti leggermente, alcune vetrine rotte, auto danneggiate. In realtà, solo un piccolo gruppo di violenti era presente al corteo parigino. Ma - nonostante che gran parte della Francia fosse in vacanza per la pausa invernale - le manifestazioni non si sono fermate. Certo, sono state meno massicce della settimana scorsa, quando erano scese in piazza più di 100mila persone, ma ci sono state. E ieri, i liceali hanno sfilato assieme agli insegnanti: da parte di tutti il rifiuto di una riforma della scuola secondaria che viene interpretata come troppo compiacente con le richieste del mercato del lavoro. Intanto, il dibattito sulla riforma della scuola è arrivato ieri in parlamento. L'assemblea ha cominciato a discuterne e voterà il 2 marzo prossimo mentre il senato l'esaminerà a partire dal 23 marzo. "La scuola non è una merce!" è stato lo slogan più diffuso nei cortei che ieri hanno attraversato tutte le principali città francesi, anche se il ministro François Fillon ha di fatto - pur non ammettendedolo - riposto nel cassetto la riforma che avrebbe dovuto "semplificare" l'esame di maturità. In realtà, come denunciano tutti, il tentativo era quello di ridurlo a un giudizio scuola per scuola, il che avrebbe sancito a livello ufficiale le differenze esistenti tra i diversi istituti. Differenze che dipendono dalla zona di residenza e dalla classe sociale di appartenenza degli allievi.

"Ci sono molte altre ragioni per manifestare - afferma Gérard Aschieri, segretario della Fsu, il principale sindacato degli insegnanti - oltre alla riforma dell'esame di maturità: le soppressioni di posti di lavoro e il resto del progetto di legge di Fillon, che non contribuirà a far riuscire meglio gli allievi e che è un fattore di ineguaglianze".

Il ministro non demorde, malgrado i passi indietro sulla riforma dell'esame di maturità. "Abbiamo il dovere di adattare la scuola alle esisgenze dei nostri tempi", afferma Fillon. Il ministro ammette che le proteste, massicce, sono "sintomatiche di forti interrogazioni" sull'avvenire della scuola secondaria, "specchio della nazione", "colonna vertebrale dell'unità nazionale" e "ricettacolo delle nostre derive e delle nostre illusioni sociali". Al di là della retorica, l'analisi fatta dalle organizzazioni dei liceali (e da quelle degli insegnanti) è molto severa: Fillon vuole "semplificare" la scuola secondaria, imponendo uno "zoccolo comune" di conoscenze minime che sono poi quelle richieste dal mercato del lavoro. Sapere scrivere in francese senza errori di ortografia, aver acquisito gli elementi di base della matematica, una cultura scientifica e umanistica di base, una lingua straniera e le tecniche dell'informazione e della comunicazione. Poi, dicono unanimini liceali e professori, ai più bravi (o ai più ricchi?) verrà dato il resto, cioè gli strumenti per eccellere. E' contro questa idea classista della scuola che si battono liceali e insegnanti, legati a un'idea di égalité che nel mondo contemporaneo sembra sorpassata.

Il problema è che questa riforma si coniuga con una riduzione del numero degli insegnanti, con una diminuzione delle "opzioni" - cioè dei corsi scelti dagli allievi - con la riduzione delle possibilità di scelta offerte agli studenti. La scuola francese è già molto elitista e la riforma Fillon non fa che rafforzare questa tendenza, con la scusa di voler offrire a tutti lo "zoccolo comune", visto che - e questo purtroppo è vero - ogni anno ci sono 150mila allievi che escono dal circuito scolastico senza il minimo diploma e 80mila che entrano in prima media senza saper leggere e scrivere correttamente. Del resto sono tre anni che il bilancio del ministero dell'Educazione va al risparmio: ed è questo uno dei motivi che ha consentito la nascita di un inedito fronte liceali-insegnanti. La protesta dei giovani non è contro il corpo insegnante, ma contro una certa idea di istruzione pubblica, che vorrebbe annientare l'eguaglianza delle possibilità, qualunque sia l'origine sociale, in nome di un "realismo" economicista.


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