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Manifesto-Scuola, Trento smentisce Moratti

Scuola, Trento smentisce Moratti Il ministro dell'istruzione sostiene che la provincia autonoma sperimenta la sua riforma. La realtà è ben diversa CINZIA GUBBINI INVIATA A TRENTO E'l'asso nell...

14/06/2004
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il manifesto

Scuola, Trento smentisce Moratti
Il ministro dell'istruzione sostiene che la provincia autonoma sperimenta la sua riforma. La realtà è ben diversa
CINZIA GUBBINI
INVIATA A TRENTO
E'l'asso nella manica del ministro Moratti. Ad ogni occasione, quando viene subissata di critiche per la riforma sulla scuola, zac!, sfodera un sorriso e affonda: anche la provincia di Trento sperimenta la mia riforma. Sottinteso: siccome la giunta trentina è di sinistra, chi mi critica è ideologico. Vista da Trento, la storia è diversa. Persino l'assessore all'istruzione, Tiziano Salvaterra, ci tiene a precisare che "le cose non stanno proprio così". Come stanno allora? Perché, effettivamente, esistono due protocolli d'intesa (uno l'aggiornamento dell'altro) tra provincia di Trento e ministero dell'istruzione sulla sperimentazione della riforma.

Spiega Salvaterra: "Con il ministero abbiamo un corretto rapporto istituzionale. L'obiettivo dell'intesa? Acquisire la maggiore autonomia possibile, in vista della nuova legge quadro sull'istruzione che abbiamo intenzione di approvare in estate". Può sembrare strano, ma la posizione della provincia è questa: l'intesa con il ministero ci serve per fare come ci pare, anzi come dice Salvaterra: "Per andare oltre, perché noi siamo già più avanti. Guardiamo all'Europa e non da un'altra parte". E' il solito discorso in salsa trentina: qui persino Democrazia proletaria era federata con Dp nazionale, e c'è chi ancora pensa che andrebbe fatto altrettanto con la Cgil, come succede pochi chilometri più su, a Bolzano. Da queste parti, come nelle altre regioni e province autonome e non solo, il pericoloso discorso dell'ognuno fa per sé ha radici antiche. Quindi la provincia ha già nel cassetto una sua riforma della scuola che dovrebbe annientare gli effetti più perversi della riforma Moratti.

Ma per il presidente della giunta Lorenzo Dallai (Margherita) che ha deciso di stringere il "patto con il diavolo", non è andata così liscia. Dai collegi docenti, dai consigli di istituto, dai genitori che anche qui si sono organizzati in comitati contro la riforma - come il Forum permanente sulla scuola - quella firma è interpretata come un atto di forza. Flavio Ceol, della Cgil scuola, la spiega così: "Quest'intesa è stata poco discussa, le decisioni sono state poco trasparenti, oltre ad avere alcuni aspetti certamente poco condivisibili". Altri vanno giù più duri: in fondo Dellai - che da queste parti viene definito "il principe", perché decide sempre tutto e solo lui - è espressione di quella parte della sinistra che non ha idee così distanti da quelle rappresentate nella riforma Moratti.

La tarantella delle adesioni

E allora perché alla data del 31 ottobre 2003 quasi il 70% delle scuole trentine ha aderito al protocollo? Lucia Coppola, presidente del Consiglio provinciale dell'istruzione (altra istituzione autonoma del Trentino) ha un'idea precisa su come sono andate le cose: "Come mai nessuno si chiede perché, al primo protocollo d'intesa firmato col ministero, quello del giugno 2002, soltanto il 17% delle scuole aveva aderito, e a quello del 2003 ha aderito il 70%?". Lei la risposta ce l'ha: "Semplice: da una parte la paura della riforma in arrivo, e quindi la speranza che con l'intesa si potesse guadagnare autonomia dalla linea morattiana, dall'altra la speranza di avere qualche finanziamento in più. Ma posso assicurare che è stato fatto di tutto di più per far aderire le scuole. In alcuni istituti comprensivi è stato deciso di far votare separatamente i collegi docenti delle elementari e quelli delle medie, mentre in altre scuole è stato fatto unitariamente. I termini dell'adesione sono stati proprogati. Questo atteggiamento ha creato il panico nelle scuole, gente che fino a ieri lavorarava gomito a gomito non si parla più, perché uno ha deciso di aderire e l'altro no. Un clima terribile". Oltretutto, spiega Coppola, i documenti con cui i collegi docenti hanno aderito all'intesa sono molto articolati, insomma, ci tengono a prendere le distanza sia dalla riforma che dalla stessa intesa.

Il modello trentino

Ma cosa dice questo benedetto protocollo, che ognuno pare tirare per la sottana? E, soprattutto, dove stanno le differenze con la riforma Moratti? Risponde ancora l'assessore Salvaterra: "Innanzitutto il territorio trentino avrà la possibilità di sperimentare sul 30% del curriculo e non soltanto sul 15%. Il tutor è visto in maniera diversa: tra l'altro, insegnerà soltanto per 15 ore, e non 18. E poi, la nostra scuola è concentrata, da diversi anni, sugli istituti comprensivi in un'ottica di verticalizzazione tra elementari e medie". Residuo, questo, di uno dei punti cardine della riforma Berlinguer, che come dice sempre Dellai "ci piaceva di più". Inoltre, Dellai ha assicurato ai sindacati il mantenimento degli organici per tre anni (a livello nazionale, solo per uno). Per non parlare del fatto che da diverso tempo nelle regioni e nelle province autonome erano ferme tutte le sperimentazioni. E la provincia tende ad accreditare la versione secondo cui il protocollo è stato un male necessario per poter proseguire con le sperimentazioni che fanno la vitalità del modello trentino. Particolari che per il "Forum permanente per la scuola" e i tanti docenti che si oppongono alla riforma Moratti sono solo scuse: l'intesa di fatto spezzetta il monte orario con conseguente smantellamento del tempo pieno, inserisce la personalizzazione del percorso di studi, e il portfolio valutativo.

Ma resta un dubbio: perché il ministero guarda con tanto interesse a Trento? Perché è proprio da Trento che Moratti e i suoi consiglieri hanno "copiato" il cuore della riforma, cioè il sistema della formazione professionale - vero fiore all'occhiello del sistema trentino. L'operazione però è maldestra (vedi pezzo a lato) e strumentalizza una situazione che ha delle caratteristiche difficilmente esportabili altrove, a meno che non si decida di investire ben altre risorse sulla scuola e la formazione. D'altronde a Trento, anche la formazione professionale è in continua evoluzione, e dovrebbe rientrare nel progetto di riforma che Salvaterra ha in mente. L'intenzione è ambiziosa, ridefinire i processi formativi e educativi "da 0 anni in su". Il sindacalista Ceol, sfogliando il documento - per la verità piuttosto generico - risponde con una citazione di Eco: "Tutti i sistemi complessi hanno una risposta facile. Ed è sbagliata".


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