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Manifesto: Scuola, soldi sempre e solo alle private

in mezzo allo tsunami, per nulla naturale, che sta investendo le scuole e le università c'è qualcuno che sorride

26/10/2008
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il manifesto

Luciano Muhlbauer * C'è la crisi e di soldi non ce ne sono più. Bisogna razionalizzare. Sono questi gli argomenti principali a cui ricorrono gli esponenti di centrodestra e il ministro Gelmini per cercare di dare una parvenza di dignità al taglio di 8 miliardi di euro alla scuola pubblica. E in nome della razionalizzazione si giustifica tutto, dallo strangolamento delle università al maestro unico nelle elementari, dalla cacciata degli insegnanti precari fino alla chiusura delle piccole sedi scolastiche. Ma in mezzo allo tsunami, per nulla naturale, che sta investendo le scuole e le università c'è qualcuno che sorride. Infatti, di soldi non ce ne sono più per l'istruzione pubblica, ma non certo per quella privata, che anzi guadagna vistosamente spazio. E siccome ci siamo stufati di dover ribattere alle solite e logore accuse di «fare ideologia» ogniqualvolta diciamo queste cose, ci limitiamo qui a raccontare una storia. La nostra storia si svolge in Lombardia, cioè la Regione dove più che in ogni altro luogo le ispirazioni di fondo della cosiddetta «riforma Gelmini» sono all'opera da tempo. Regione Lombardia aveva stanziato ad aprile, con una procedura esauritasi in tempo record, un milione di euro, al quale seguiranno altri 3,5 milioni, per costruire una scuola privata nuova di zecca a Crema. Beneficiaria dell'operazione è la Fondazione Charis, casualmente legata alla Compagnia delle Opere. Ebbene, ora l'assessore regionale all'Istruzione, Rossoni, casualmente in quota Cl come il Presidente della Regione, ha risposto alla nostra interrogazione. Secondo lui tutto va bene, poiché l'infausta delibera del Consiglio regionale n. 149 del 2006 permette al governo regionale di destinare fino al 25% delle risorse disponibili per l'edilizia scolastica alla «programmazione negoziata». Cioè non alla scuola pubblica in base alle richieste degli enti locali, bensì alla scuola privata in base a una sorta di trattativa privata. Detto in soldoni, questo significa che nel 2008 sui 22 milioni totali stanziati da Regione Lombardia, di cui metà di provenienza statale, 2,9 milioni sono andati a cinque scuole private. Ma non basta, perché l'assessore, contraddicendo la stessa norma regionale, sostiene altresì che le regole per l'assegnazione dei finanziamenti valgono soltanto per l'edilizia scolastica pubblica, ma non per quella privata. E così, la regola che nuove costruzioni possano essere finanziate soltanto se finalizzate «alla razionalizzazione della rete scolastica» viene ignorata. Per capire fino in fondo la gravità della cosa, basti qui ricordare che la Regione ha preventivamente escluso dalla possibilità di finanziamento tutti i progetti pubblici che prevedevano nuove costruzioni, motivando questa scelta con la ristrettezza dei fondi disponibili. Quindi, per essere ancora più concreti, anche il progetto del liceo Rebora di Rho è stato respinto. Eppure, quel progetto di nuova sede, presentato dalla Provincia di Milano, risponde non solo ai criteri di razionalizzazione della Regione, visto che permetterebbe di superare l'attuale dispersione su quattro sedi e di risolvere annosi problemi di manutenzione, ma anche a una forte richiesta del territorio. Ovviamente, oggi (ieri, ndr) abbiamo depositato una nuova interrogazione, anche al fine di poter valutare un eventuale ricorso alla magistratura contabile. Ma la morale della nostra storia è chiara sin d'ora: si chiudono i rubinetti per la scuola pubblica, ma si aprono quelli per il business della scuola privata, con ogni mezzo. * consigliere regionale Prc


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