Manifesto: Scuola, quando il tempo pieno è solo un sogno
La verità è che si toglie e si penalizza dove meno si alzano le voci e una scuola con molti migranti e stranieri promette un bel silenzio
Arianna Di Genova
Roma La scuola Di Donato, nel cuore del quartiere Esquilino a Roma, è un luogo molto particolare. Finisce regolarmente sulle pagine dei giornali tanto da suscitare la curiosità del ministro Fioroni che un giorno parte per una bella visita mediatica, entusiasta dell'integrazione fra popoli lì praticata, fra i banchi e nel cortile, dai bambini. È considerata anche un «fiore all'occhiello» dal sindaco capitolino Walter Veltroni. Qualche dato del 2006: nelle classi elementari, per un totale di alunni di 274, si contavano 172 italiani e 102 stranieri appartenenti a 16 etnie differenti. Una politica quella della scuola, di totale accoglienza verso i migranti (cosa non sempre praticata dagli altri istituti del quartiere che anzi rimandano al mittente lo «straniero»), con un team di insegnanti eccezionali, fortemente motivati, pronti a sperimentare una quotidianità «diversa». Eppure, proprio qui, il primo giorno di scuola, l'ingresso alle elementari dei nostri figli, si è trasformato in un incubo. Convocati dal corpo docente in tutta fretta nello stesso pomeriggio di lunedì, i genitori sono finiti, protagonisti involontari, su un set tragicomico. Il tempo pieno? Qui è un sogno perché il ministero non ha dato i docenti necessari a coprirlo. Lo si farà a caro prezzo e grazie alla buona volontà di tutti, famiglie e docenti. Per tre classi di prima elementare (scuola dell'obbligo, di superobbligo) ci sono solo quattro maestre/i e mezzo (una insegnante è a part time). Così, uscita anticipata di mezz'ora ogni giorno e il venerdì «corta», si va a casa dopo pranzo (se si riesce, sempre con la buonissima volontà di tutti, scuola e genitori, qualche laboratorio a pagamento potrà allungare l'orario). I docenti per assicurare meno disagio possibile, faranno una rotazione sulle classi, coprendo i «buchi» e la carenza di organico. Strano però. Nelle altre scuole vicine, o addirittura dello stesso plesso, il problema non sussiste e il tempo pieno è una realtà. I docenti ci sono tutti.
Ma come, la Di Donato di via Bixio non era una scuola modello, così multietnica? Un banco di prova per «un futuro di pace e integrazione»? E soprattutto, il nuovo governo non lottava a spada tratta contro il fantasma della riduzione di orario scolastico ventilata dalla Moratti?
La verità è che si toglie e si penalizza dove meno si alzano le voci e una scuola con molti migranti e stranieri promette un bel silenzio (molti non parlano la lingua e si affidano fiduciosi all'istruzione italiana senza conoscere i propri diritti). E chi l'ha scelta e ci crede in quel laboratorio e progetto di crescita culturale per il proprio figlio? È un problema suo, ci vada pure e si sorbisca tutti i disagi del caso.