Manifesto: Scuola, la Cgil prepara un autunno «bollente»
LE RICHIESTE AL MINISTRO No ai 150 mila tagli. Ricerca, Panini: «Basta precari, più fondi»
Mauro Ravarino
Più autonomia e più merito nella ricerca, su questo sono tutti d'accordo. Il problema è il «come», visti i tempi magri. La spesa pubblica continua a contrarsi: investiamo solo l'0,7% del Pil, un terzo rispetto alla media Ue. Troppa precarietà, pochi ricercatori e l'inarrestabile fuga di cervelli. E ora una manovra economica che pesa su un settore già agonizzante. Per il ministro Maria Stella Gelmini bisogna rilanciare «la ricerca, sacrificata dai conti di bilancio, come elemento di competività economica». Enrico Panini segretario uscente di Flc-Cgil denuncia, invece, un disegno del governo, che non fa sconti ai buoni intenti: «L'esecutivo considera la ricerca un lusso e persegue un modello di istruzione classista».
Ieri un convegno sulla ricerca, promosso dalla Cgil a Roma. I numeri sono sconfortanti: su mille occupati solo 2,9 sono ricercatori, la metà della media Ue, un terzo rispetto agli Usa e sei volte meno della Finlandia, che con 17 ricercatori ogni mille lavoratori è in testa. Panini ha rivolto al ministro diverse proposte: «Occorre una svolta: deve aumentare il numero dei ricercatori, superando il precariato, attraverso nuove procedure concorsuali». Ha chiesto poi bandi che prevedano finanziamenti a progetti sulla base della qualità, come avviene in Europa. Si deve, infine, «favorire l'autonomia politica degli enti di ricerca, tutto il contrario di quanto prevede il decreto fiscale».
Il ministro Gelmini si è detta «sconfortata» del basso investimento in ricerca. Ma promette - «compatibilmente ai limiti di bilancio» - un nuovo corso e più ricercatori: «Abbiamo aumentato le borse di studio per i dottorandi (240 euro al mese) e stiamo valutando l'istituzione di scuole internazionali di dottorato. Stanzieremo poi 60 milioni di euro per finanziare progetti presentati da ricercatori under 40». Condivide la spoliticizzazione degli enti e la richiesta di meritocrazia.
Sull'istruzione aleggia la scure di Tremonti. «I tagli alla scuola, 150 mila posti in meno, sono mostruosi - sottolinea Panini a margine del convegno - si mette a rischio la qualità». Così solo i figli dei ricchi potranno permettersi una buona istruzione. Per Panini si tratta di «un problema sociale» e annuncia un autunno bollente. La stretta di bilancio è invece obbligata per Gelmini che si dice favorevole alle impronte per i bambini rom se «potrà facilitare la loro frequenza scolastica».