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Manifesto: Scuola, Fioroni come la Moratti In arrivo altri regali per le private

In un regolamento allo studio del ministro della pubblica istruzione previsti vantaggi per le scuole non paritarie. A scapito di quelle pubbliche

09/11/2007
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il manifesto

Simone Verde
Scuole dell'obbligo di tendenza? Cattoliche o islamiche, con alunni selezionati secondo criteri sociali o identitari? Forse domani si potrà. Grazie a un regolamento allo studio del ministero della Pubblica istruzione di cui il manifesto è riuscito a ottenere una bozza. Un regolamento che, se approvato da Palazzo Chigi, permetterà al ministro Giuseppe Fioroni di rendere esecutivo un altro importante tassello della riforma Moratti.
Come sempre, quando si parla di scuola la materia giuridica è ricca di insidie e invita a fare qualche passo indietro. Fino all'arrivo del centrodestra, le private erano suddivise in paritarie e non paritarie. Paritarie, quelle che seguivano nel dettaglio i programmi ministeriali e permettevano di assolvere all'obbligo scolastico pur non rilasciando diplomi (gli studenti iscritti dovevano superare esami di stato per vedere riconosciuto il proprio percorso formativo). Non paritari, invece, tutti gli altri istituti privati di qualsiasi materia o orientamento che, a causa della propria libertà didattica non potevano fare le veci della scuola dell'obbligo. Così fu, fino all'arrivo di Letizia Moratti, la quale permise alle paritarie di organizzare esami e rilasciare diplomi. Ed elevò lo status delle non paritarie, suggerendo che potessero permettere l'assolvimento dell'obbligo purché avessero «un'offerta formativa conforme ai principi della Costituzione».
Ad accelerare l'attuazione della riforma, è oggi il ministro Fioroni, nonostante il programma dell'Unione promettesse di «abrogare, in radicale discontinuità con gli indirizzi e le scelte di centro-destra, la legislazione vigente in contrasto con le nostre scelte». Nello «Schema di regolamento» che riguarda le scuole non paritarie attualmente allo studio, infatti, non soltanto vengono conservati i punti chiave della legge del febbraio 2006, ma vengono addirittura ampliati, esplicitando principi finora introdotti surrettiziamente. Tanto per cominciare, il ministero scrive per la prima volta che «la regolare frequenza della scuola non paritaria da parte degli alunni costituisce assolvimento degli obblighi di istruzione». Una scelta che, se confermata, avrà risultati preoccupanti: basterà iscrivere il proprio figlio a una scuola il cui programma sia genericamente «in armonia con i principi costituzionali», per essere a posto con la legge. Poco importa se si tratterà di istituti con programmi a forte intensità confessionale o centri di indottrinamento, purché seguano un vago «piano dell'offerta formativa elaborato in conformità agli ordinamenti vigenti». Quanto al riconoscimento dei diplomi, nessun problema, ci aveva già pensato la Moratti: gli esami verranno svolti in qualche scuola paritaria.
Ma non basta. Uno degli aspetti che permetteva il riconoscimento della parificazione era l'apertura a qualsiasi cittadino senza alcuna forma di discriminazione, per arginare fenomeni di ghettizzazione e promuovere nella scuola dell'obbligo - statale o privata che fosse - il più ampio pluralismo possibile. Un principio domani facilmente aggirabile, grazie a istituti non paritari e dell'obbligo che continueranno a poter scegliere come meglio preferiscono i propri iscritti. Con la nascita di scuole ghetto in cui sarà impossibile promuovere dialogo, conoscenza reciproca e pluralismo culturale. Ma gli effetti negativi del regolamento non finirebbero qui: grazie al cambiamento di statuto, le scuole non paritarie potrebbero beneficiare dei finanziamenti destinati alle scuole private dell'obbligo. E non solo. Le non parificate potranno assumere insegnanti in possesso di laurea ma privi di abilitazione, cui non verranno applicati i contratti nazionali. Insomma un pasticcio di cui trarranno particolare beneficio molti operatori che negli ultimi anni attraversano una dura crisi finanziaria.
L'idea fissa che anima l'attuazione di una riforma del centro-destra da parte di un ministro di centro-sinistra, è quella di un sistema di istruzione misto dove i privati svolgano un ruolo complementare a quello dello stato. Un ruolo che promuova forme di cultura elitista e lobbistica in una società sempre più divisa tra minoranze, dove la secolarizzazione richiede ai cattolici una presenza ideologica più aggressiva e militante. Anche a costo di gettare nel caos l'intero sistema scolastico nazionale.


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