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Manifesto: Scuola e Università impegni primari

Il Presidente del Consiglio centra l'obiettivo al primo colpo e della riforma Moratti smaschera subito il nervo più scoperto

19/05/2006
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il manifesto

Il presidente del consiglio centra l'obiettivo al primo colpo e della riforma Moratti smaschera subito il nervo più scoperto: «La formazione tecnico-professionale - ha affermato, ieri, Romano Prodi nel suo discorso al senato - non va liquidata ma piuttosto valorizzata ed estesa a percorsi universitari brevi, attraverso istituzioni che possano diventare le scuole tecniche del XXI secolo». Che sia finalmente arrivato il momento di dire addio a quella scuola di serie B che il passato governo di centrodestra ha lasciato senza programmi e senza risorse?
Lasciano ben sperare le parole del premier che - dopo aver ribadito l'impegno «primario» del nuovo esecutivo nei riguardi dell'istruzione - ha anche affermato: «Siamo consapevoli che la scuola è una macchina complessa e che ha bisogno di un progetto condiviso e di lunga durata. Dopo dieci anni di riforme contro riforme, è giunto il momento di mettere ordine, fare il punto, cambiare ciò che palesemente non funziona e dare stabilità».
Intanto, sempre ieri, Letizia Moratti ha passato il testimone - anzi i testimoni - ai neo ministri Giuseppe Fioroni e Fabio Mussi cui sono stati affidati, rispettivamente, il ministero dell'istruzione e quello dell'università e della ricerca. Ce la farà Fioroni a seguire la strada indicata dal premier? L'esordio, a prima vista, sembra buono: «Sono due le cose che mi stanno più a cuore - dice in un'intervista pubblicata dal Messaggero - ridare il doveroso prestigio agli insegnanti italiani e rilanciare il ruolo della scuola pubblica». L'agenzia è delle 9.59: non è molto (neanche una parola sui precari) ma quelle due paroline - «scuola pubblica» - sono una mano sul cuore. Peccato che dopo soli quaranta minuti, sono le 10.59, compaia un altro lancio: «Assumo questo incarico con grande modestia e consapevole delle difficoltà. E per questo voglio avere il tempo e il modo di poter approfondire, testare e comprendere la situazione che stiamo vivendo con due impegni sottolineati con forza». Dichiarazione già datata, li conosciamo già: docenti e scuola pubblica. E invece no. Perché se i docenti restano sempre in cima ai suoi pensieri, a Fioroni la scuola pubblica deve essere, nel frattempo, scappata di mente: «Il secondo punto è quello di consentire ai nostri giovani di poter andare nel mondo e in Europa a testa alta per la loro formazione e preparazione. Insomma, credo che la scuola sia una grande comunità fatta da alunni, docenti, personale non docente, genitori e famiglie». Non è che ci risiamo con l'Europa, l'inglese, l'informatica e la famiglia? Per fortuna che Fioroni, in extremis, si salva e torna a citare la scuola pubblica di cui - ribadisce - bisogna sprigionare le straordinarie potenzialità. E per fortuna che della sua squadra fa parte - oltre al ds Gaetano Pascarella e alla prodiana Letizia De Torre - l'ex assessore regionale dell'Emilia Romagna Mariangela Bastico (data per certa come vice ministro) le cui prime parole suonano come un grido di battaglia: «Non uno di meno». Uno slogan contro la dispersione scolastica nato in Emilia e - si spera - destinato a crescere attraverso l'operato del nuovo governo. «Solo la scuola - ha affermato Bastico - può far sì che la mobilità sociale di cui ha parlato Prodi possa tradursi in fatto concreto». La scuola pubblica, naturalmente.


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