Manifesto-scuola, è l'ora di protesta
scuola, è l'ora di protesta Oggi braccia incrociate anche per l'intero settore dell'istruzione. Scuola, università e ricerca aderiscono allo sciopero indetto da Cgil, Cisl e Uil per l'intera giorn...
scuola, è l'ora di protesta
Oggi braccia incrociate anche per l'intero settore dell'istruzione. Scuola, università e ricerca aderiscono allo sciopero indetto da Cgil, Cisl e Uil per l'intera giornata. Snals e Unicobas disertano l'appuntamento mentre i Cobas protestano: "E' uno sciopero general-generico"
IAIA VANTAGGIATO
Aule e laboratori vuoti, oggi, per lo sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl e Uil e che vede coinvolto anche l'intero settore dell'istruzione. Ad incrociare le braccia - per tutta la giornata e non solo per quattro ore - saranno insegnanti, docenti universitari e ricercatori. Con loro gli studenti che da Milano promettono battaglia: chi come Savino Pezzotta ha appoggiato la riforma Biagi - dicono - rappresenta "una nota stonata quando si parla di lavoro e precarietà". E, a dir la verità, anche di scuola considerate le imbarazzanti affermazioni rilasciate dal leader della Cisl nel corso della puntata di "Porta a Porta" dedicata alla scuola. Anzi, pardon, a Silvio Berlusconi e Letizia Moratti.
Di fronte al presidente del consiglio e al ministro dell'istruzione - vale infatti la pena ricordare - il segretario della Cisl si era prodotto in una mirabolante marcia indietro definendo improvvisamente inesistenti questioni come il tempo pieno o il maestro tutor. Che motivo avrà, oggi, per scioperare nessuno lo sa.
Anche perché la protesta di scuola, università e ricerca - come spiegano i sindacati confederali in una nota congiunta - si inserisce sì all'interno delle vertenza contro la riforma delle pensioni ma assume una sua valenza specifica.
Per Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola, il solo fatto che la scuola aprirà con i propri striscioni decine di cortei e che sarà presente nella stragrande parte dei comizi con i propri relatori, è segno evidente della centralità di questo tema all'interno dello sciopero generale: "Il ministro Moratti - sostiene Panini - dovrà trarne definitivamente le conseguenze circa le proprie inaccettabili politiche scolastiche contro le quali oggi scioperano milioni di lavoratrici e di lavoratori"
Nel mirino la riforma malamente partorita nei corridoi di viale Trastevere: cancellazione del tempo pieno nella scuola primaria, riduzione degli organici e delle risorse destinate all'istruzione, formazione del personale, assenza di un piano per l'immissione in ruolo dei precari, introduzione del maestro prevalente.
Quest'ultima "innovazione", in particolare, allarma i sindacati. L'introduzione del docente tutor - che avrà il compito di gestire i rapporti con le famiglie e di monitorare il lavoro degli studenti - rischia infatti, per i sindacati, di creare una vera e propria gerarchia tra i docenti.
Pollice verso da parte dei lavoratori della scuola - che così riaffermano il carattere nazionale dell'istruzione - anche nei confronti della "devolution" alle regioni approvata ieri. Tra le rivendicazioni, la copertura finanziaria necessaria a garantire il rinnovo dei contratti per docenti e personale tecnico-amministrativo e l'apertura di un tavolo negozionale per il rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici ormai scaduto da due anni. Allo sciopero della scuola non aderiranno lo Snals e l'Unicobas. Né, per motivi diametralmente opposti, i Cobas: si tratta - dicono - di uno sciopero general-generico che non può esprimere la carica di ferma opposizione che viene oggi dal movimento dei lavoratori della scuola e non solo.
Adesione certa, invece, quella della Gilda e del Pdci il cui responsabile scuola - Piergiorgio Bergonzi - ha affermato: "La destra sta consapevolmente cercando di demolire la scuola attraverso una controriforma che abbassa l'obbligo scolastico e riduce l'orario nella scuola dell'obbligo". Nonché - aggiunge - attraverso i sempre più copiosi finanziamenti concessi alla scuola privata.
Non sembrano soddisfatti dell'affondo liberista contro il sistema dell'istruzione neanche universitari e ricercatori che protestano a viva voce contro "l'attacco all'istituzione pubblica, dalle scuole dell'infanzia all'università". Mentre i sindacati puntano il dito contro il disegno di legge delega per il riordino dello stato giuridico della docenza. Sotto accusa, la precarizzazione del lavoro universitario, la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, il blocco delle assunzioni e la scarsità di finanziamenti.
Intanto ieri, il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legislativo che istituisce, per la prima volta, un servizio nazionale di valutazione del sistema di istruzione e formazione i cui risultati saranno a disposizione di governo e parlamento. "Un'altra importante tappa nell'attuazione della riforma della scuola", secondo il Miur. "Una risposta inadeguata alle accresciute esigenze di monitoraggio", secondo il responsabile cultura della Margerita alla camera Andrea Colasio.