Manifesto: Scuola, contro la riforma è sciopero generale
Il 30 ottobre la data possibile. E intanto la Camera oggi licenzia il testo
Eleonora Martini
ROMA
È accordo tra i sindacati confederali, Gilda e Snals, su sciopero generale e manifestazione contro il decreto Gelmini. Con ogni probabilità sarà il 30 ottobre anche se Cgil Cisl e Uil fino a ieri sera si sono rifiutati di confermare la data. Intanto, dopo essere stata di fatto esautorata dalle sue funzioni con il voto di fiducia imposto dal governo sul maxiemendamento sostitutivo del decreto 137, ieri la Camera ha resuscitato sulla scuola un minimo di dibattito parlamentare. Per quasi tutto il giorno l'Aula è stata impegnata dall'illustrazione dei 242 ordini del giorno, la maggior parte dei quali presentati dall'opposizione per riproporre la sostanza degli emendamenti bypassati dall'esecutivo. Ma siccome un impegno non si nega a nessuno, si risparmia il tempo delle votazioni, e si abbassa il livello di conflittualità, il governo - per bocca del sottosegretario Giuseppe Pizza - ha dato infine parere favorevole a quasi tutti gli odg presentati sia dalla maggioranza e che dall'opposizione. Come, per fare un esempio, quello bipartisan presentato dalla presidente della commissione Cultura Valentina Aprea (Pdl), e sottoscritto da tutti i capigruppo, che chiede al governo di mettere a punto un dispositivo che renda il sistema di valutazione dell'apprendimento scolastico omogeneo in tutte le scuole e su tutto il territorio nazionale.
I lavori della Camera riprenderanno questa mattina - subito dopo l'apertura di Tremonti che riferisce sulla crisi finanziaria - con la votazione dei pochi odg rimasti, quelli non accolti dal governo o sui quali il sottosegretario ha chiesto una correzione. Questa sera alle 19, infine, dopo le dichiarazioni di voto, in diretta tv sulla Rai, lo scrutinio finale sull'intero provvedimento. Che da domani passa all'esame del Senato, dove probabilmente sarà richiesto, e incassato, il settimo voto di fiducia.
Nel frattempo il mondo della scuola e dell'università va, ogni ora di più, in fibrillazione e si mobilita contro i tagli del ministro dell'economia Tremonti avallati dalla titolare dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Ieri, in una riunione conclusasi in serata, Cgil Cisl Uil Gilda e Snals hanno trovato l'accordo sullo sciopero generale e fissato la data che dovrà essere confermata dopo il tentativo di conciliazione al ministero dell'Istruzione. Battendoli sul tempo, le organizzazioni sindacali di base - Cobas, Cub e SdL - avevano già indetto il loro sciopero generale della scuola per il 17 ottobre. Ma la protesta contro il decreto 137 sarà anche tra i punti programmatici delle manifestazioni di sabato 11, indetta dalla sinistra extraparlamentare, e di quella promossa dal Pd del 25 ottobre. Domani invece gli studenti medi dell'Uds e altre organizzazioni, con l'Arci scenderanno in piazza contemporaneamente in 70 città italiane.
Forse con una punta di pathos in meno, nella seduta dedicata all'esame degli odg i deputati dell'opposizione hanno motivato, punto per punto, la protesta contro la riforma Gelmini. A cominciare dal famigerato articolo 4, quello che restaura il maestro unico e di conseguenza abolisce il tempo pieno nelle scuole primarie. Provvedimento che rischia, secondo Pina Picierno, ministro ombra del Pd per le politiche giovanili, «di eliminare il presidio di legalità in molte zone del Sud» dove migliaia di piccoli istituti verranno chiusi e dove «i bambini si troveranno in mezzo alla strada a mezzogiorno e mezzo». C'è chi riporta anche l'allarme del prefetto di Napoli Panza sui nefasti «effetti sociali» che il decreto avrà sull'occupazione in Campania. In Sicilia, poi, potrebbero scomparire 15 mila posti di lavoro, con grande profitto delle mafie. Perfino l'Mpa ha presentato 4 odg per proteggere gli insegnanti del Sud. Quasi tutti gli interventi puntano il dito contro il «modello aziendalista» della ministra Gelmini, «perfino peggiore» di quello «funzionalista» di Letizia Moratti. E chiedono al governo di «proteggere il modello della scuola a tempo pieno, cioè delle 40 ore settimanali». E c'è chi, come Fogliardi ha citato il discorso pronunciato l'11 febbraio 1950 da Pietro Calamandrei a difesa della scuola pubblica: «Facciamo l'ipotesi che vi sia un partito dominante», che «non vuole fare la marcia su Roma, ma vuole istituire una larvata dittatura» e «si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali». Allora che fa? «Comincia a trascurare la scuola pubblica, a screditarla, ad impoverirla e comincia a favorire le scuole private».