Manifesto: Scuola, 132mila tagli
ISTRUZIONE IL PIANO GELMINI · Via 88 mila docenti e 45 mila tecnici. E in ogni classe trenta alunni
Meno ore di lezione, meno docenti e aule sovraffollate, con almeno 29-30 alunni per classe. Chiuse, o accorpate con altri istituti, le scuole con meno di 500 alunni. La ministra presenta ai sindacati il suo piano per riformare la scuola italiana: «Previsti risparmi pari a otto miliardi di euro in tre anni». Ma è una vera e propria mannaia che rischia di distruggere il sistema pubblico italiano. E tra docenti e genitori monta la protesta. La prossima settimana la riforma va in Parlamento
Andrea Gangemi
ROMA La suspance è finita: il ministero dell'Istruzione ha consegnato ai sindacati il «piano programmatico» per la riforma scolastica atteso da giorni che conferma 132 mila tagli a docenti e personale Ata (rispettivamente 87 mila e 44.500) e il ritorno al maestro unico. E di conseguenza classi più numerose: fino a 30 alunni per ciascun insegnante. Da chiudere o accorpare tutti gli istituti con meno di 500 iscritti. All'insegna di «essenzialità» e «continuità», il piano si articola lungo tre direttrici: revisione degli ordinamenti scolastici, dimensionamento della rete scolastica italiana e razionalizzazione delle risorse umane (i tagli). Cominciando dalla scuola materna, il piano reintroduce le «sezioni primavera» per i piccoli fra due e tre anni, già previste dalla riforma Moratti, e non tocca gli orari. Cosa che accade invece alle primarie, dove dal 2009 partiranno le prime classi con 24 ore di lezioni settimanali affidate al maestro unico che sostituisce il «modulo» dei tre insegnanti ogni due classi. Salvo l'insegnamento dell'inglese, che sarà affidato ad insegnanti specializzati attraverso corsi di 400/500 ore. Il tempo pieno? «Resta comunque aperta - recita il testo - la possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie». Due le opzioni possibili, «limitatamente all'organico disponibile», di 27 e 30 ore a settimana. Le ore di lezione però potranno essere estese ulteriormente di altre 10 ore settimanali al massimo, compresa la pausa per la mensa. Sul vecchio tempo pieno (quello a 40 ore), insomma, la Gelmini "promette" che potrebbe essere addirittura incrementato ma, su questo punto, pare che il ministero dell'Economia non sia d'accordo. Per quanto riguarda le scuole medie, l'obiettivo è di scalare le classifiche internazionali dell'Ocse, sfavorevoli all'Italia. Ma anche qui il piano si limita a dare un colpo di forbice alle ore di lezione: 29 ore settimanali (rispetto alle 32 attuali), anche se è previsto un potenziamento dell'insegnamento di italiano, inglese e matematica. I licei classici, linguistici e scientifici avranno invece 30 ore settimanali, mentre negli istituti tecnici e professionali l'orario non potrà superare le 32 ore, comprese quelle di laboratorio. Allo scientifico, in uno o più corsi, le scuole autonome potranno sostituire il latino con una lingua straniera. Altro obiettivo perseguito dalla ministra è lo sfoltimento del numero di indirizzi di studio, che attualmente raggiungono quota 868. Ma i tagli più temuti e contestati sono quelli che riguardano il personale didattico e dell'Ata. Alla fine del triennio 2009-2012 il governo Berlusconi farà sparire 87.400 cattedre di insegnanti e 44.500 posti (pari al 17%) di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata): 132 mila posti in tutto. Operazione, questa, che secondo i calcoli del governo, dovrebbe consentire risparmi fino a 8 miliardi di euro in tre anni. In conseguenza dei tagli «razionalizzatori», gli insegnanti dovranno prendersi cura fino a 29 alunni per classe all'asilo, e fino a 30 nelle prime di medie e superiori. Per quanto riguarda la «riorganizzazione della rete scolastica», secondo la bozza di viale Trastevere, possono essere considerati istituti «autonomi» a pieno titolo quelli con almeno 500 alunni; gli altri dovranno essere chiusi o accorpati ad altri istituti. Un piano, questo della ministra Gelmini, che da oggi probabilmente sarà oggetto di studio da parte di docenti, studenti e genitori. Per il momento il sindacato attacca il governo sulla finanziaria perché, dice il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, «nei fatti riduce ulteriormente i salari degli insegnanti». La quantità delle risorse, aggiunge, «è del tutto insufficiente per pretendere di rinnovare i contratti per il biennio e nei fatti non ci sarà più il contratto nazionale: il Governo, infatti, ha deciso unilateralmente e discrezionalmente di distribuire il 90% delle stesse risorse».