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Manifesto: «Sapere e lavoro mai più precari»

dalla Francia all'Italia

25/04/2006
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il manifesto

DANIELE ROSATI*
DANIELE GIORDANO**

«Parigi - Roma: il lavoro non è una merce». E' guardando ai fatti di Parigi che il comitato «Precariare Stanca» ha organizzato per domani 26 aprile a Roma (Sala delle Colonne ore 10, in Via Poli 19) un confronto aperto con i rappresentanti del sindacato studentesco francese. Per ribadire la centralità del lavoro e della formazione nel nostro paese. Per rilanciare la cancellazione della legge 30 e una piena valorizzazione della buona e stabile occupazione. La Francia ci insegna che è possibile vincere contro lo svilimento che l'attuale modello di sviluppo porta con sé.
La precarietà delle condizioni si è trasformata in una trappola in tutti i paesi europei che mina la coesione sociale attraverso la progressiva riduzione della capacità di autodeterminazione della propria esistenza e di una propria identità. Siamo di fronte alla più grande contraddizione della nostra epoca: per la prima volta la generazione che più sa è anche quella che meno guadagna, meno può sognare, meno è tutelata. E' il rovesciamento del mito positivista che la cultura mercantilista ha portato alle sue conseguenze estreme: il sapere e la cultura che vengono prodotti e scambiati - già fragili e selettivi in sé - non trasformano più il lavoro in emancipazione e libertà, non vengono nemmeno messi «a profitto», sono semplicemente azzerati nella loro funzione sociale da un nuovo lavoro servile. Vite di scarto per cervelli di scarto.
Di fronte a un sistema di diritti che i giovani vedono ridursi si deve ribadire allora l'esistenza di diritti erga omnes che devono essere garantiti a tutti i lavoratori, a prescindere dal tipo di contratto di lavoro in nome di una funzione sociale del lavoro che valorizza la capacità liberatrice del sapere, la mette a frutto per migliorare la società nel suo insieme. Per ricostruire il paese e dare risposte a tutti i giovani, determinanti per la vittoria dell'Unione, il nuovo governo dovrà adottare allora scelte chiare sul lavoro e sulla formazione. Dovrà scommettere sulla democrazia, sul buon lavoro e su un'economia basata sulla conoscenza.
Rovesciando l'idea della formazione come puro addestramento in funzione di un'occupazione, soprattutto se è precaria. Si deve creare un circolo virtuoso tra innovazione e circolazione del sapere. Tra sapere e buona occupazione, tra investimento collettivo sui giovani e loro piena valorizzazione. Per questo il nesso accesso universale alla conoscenza e buona occupazione è inscindibile. Delinea un modello di società, un modo di creare ricchezza e di ridistribuirla. Sapere bene comune, lavoro buono e tutelato diritto universale: uno slogan ambizioso per dimostrare - al di là dei numeri parlamentari - che se c'è la voglia di cambiare (oltre la legge 30, oltre la Moratti), come in Francia, si può.
*28 anni, laureato, lavora in un call center per 380 euro al mese; **25 anni, presidente Unione degli universitari.


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