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Manifesto-Roba da ricchi

GALAPAGOS "Non posso escludere una coda nel primo anno di qualche misura una tantum", ha dichiarato ieri durante la conferenza stampa Domenico Siniscalco. E un Berlusconi un po' meno sicuro del solit...

26/11/2004
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il manifesto

GALAPAGOS
"Non posso escludere una coda nel primo anno di qualche misura una tantum", ha dichiarato ieri durante la conferenza stampa Domenico Siniscalco. E un Berlusconi un po' meno sicuro del solito ha aggiunto a quanto detto dal ministro dell'economia: "Non ci facciamo illusioni che un intervento come questo possa dare un impulso straordinario all'economia: da un lato diamo ai cittadini la possibilità di spendere 13 mila miliardi di vecchie lire, ma dall'altro lo stato spende 13 mila miliardi in meno". Insomma, d'un colpo solo abbiamo saputo che la manovra di bilancio per il 2005 avrà una coda certa il prossimo anno (le una tantum) e che la medesima manovra produrrà scarsi effetti sulla crescita: non a caso il presidente del consiglio ha specificato che l'impulso vero all'economia potrà arrivare non tanto dal taglio delle tasse, ma dalla politica economica dell'Europa che, Berlusconi si illude, potrebbe autorizzare lo sforamento dei parametri di Maastricht. Quella varata ieri dai vertici della Casa della libertà, che sarà ratificata oggi dal consiglio dei ministri (consiglio di amministrazione dei partiti di destra) rischia così di essere una manovra inutile o addirittura dannosa. Vanno bene le riduzioni di tasse per i meno abbienti e per le famiglie numerose; va male, anzi malissimo la riduzione fiscale per quel 10% della popolazione che incassa il 60-70 per cento del reddito e accumula percentuali simili di ricchezza. Berlusconi più volte ha dichiarato che lo stato dovrebbe prelevare al massimo un terzo del reddito dalle tasche dei contribuenti. Uno slogan: da almeno 100 anni la teoria economica cerca inutilmente - vi si sono cimentati anche premi Nobel tipo Samuelson - di risolvere il problema dell'ottima tassazione.

Ma c'è di più e di peggio. Premesso che per una parte della popolazione era necessario diminuire le imposte per incrementare il reddito per consentire loro di aumentare i consumi o quanto meno di riallinearli dopo le ferite provocate dall'inflazione, molti dubbi (economici prima ancora che sociali) rimangono sul taglio delle tasse per i ceti medio alti. Berlusconi è convinto che il maggior reddito disponibile si trasformerà come per incanto in investimenti. Falso: l'esperienza italiana, come ha denunciato tempo fa l'Acri, cioè i banchieri, insegna che il risparmio rischia di rimanere tale e di non trasformarsi in investimento. Insomma, capitale improduttivo.

E invece il sistema economico necessita di capitale che sia produttivo, cioè di investimenti anche in infrastrutture (che aumentano la produttività generale del sistema) e soprattutto in nuove tecnologie. E occorrerebbero incentivi per favorire la dimensione aziendale perché "piccolo non è più bello" e occorre una massa critica sempre più elevata per favorire la ricerca. Anche in settori (tipo le energie rinnovabili) che potrebbero dare una bella mano al contenimento dei consumi petroliferi e della relativa bolletta.

Berlusconi sa di aver perso anche la fiducia delle imprese (ieri si è lagnata anche la Confapi). Così cercare di raddrizzare la baracca (baraccone se parliamo del governo) e visto che non può stampare carta moneta, tenta la carta populista della riduzione della pressione fiscale per rilanciare l'economia. Verrebbe quasi voglia di fargli gli auguri perchè la sua ricetta funzioni. Purtroppo ogni giorno che passa la situazione si incancrenisce. E a pagarne il conto saranno gli italiani e il centro sinistra. E saranno dolori.


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