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Manifesto-Riforma senza portafogli

Riforma senza portafogli Rush finale per la legge delega della Moratti. Ma una nota tecnica avverte: mancano i soldi CINZIA GUBBINI ROMA Che le pregiudiziali costituzionali sulla legge delega pe...

12/02/2003
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il manifesto

Riforma senza portafogli
Rush finale per la legge delega della Moratti. Ma una nota tecnica avverte: mancano i soldi
CINZIA GUBBINI
ROMA
Che le pregiudiziali costituzionali sulla legge delega per la riforma della scuola fossero rigettate in toto, era più che prevedibile. Meno scontato - ma altrettato annunciato - il silenzio di tomba della maggioranza che ieri alla camera, dove è arrivata la riforma Moratti, non ha aperto bocca. I parlamentari che siedono alla destra dell'emiciclo non hanno presentato neanche un emendamento, quindi hanno poco da dire, ma una tanto efferata consegna del silenzio fa comprendere in che clima si va approvando una legge che nient'altro è se non una cambiale in bianco al governo per distruggere il sistema scolastico. In serata, quando si è aperta la discussione generale, qualcuno si è iscritto a parlare, il minstro Moratti ha presenziato ai lavori ma interverrà solo oggi. Per il resto, toccherà all'opposizione presentare i suoi 700 emendamenti, nei tempi contingentati, e la discussione dovrebbe concludersi nel pomeriggio. Ci dovrebbe essere, però, come ha sottolineato ieri il capogruppo Ds Luciano Violante, un nuovo passaggio in senato per correggere un "lapsus" degli estensori della legge che fanno riferimento alla finanziaria del 2002, invece che a quella del 2003, ma la relatrice di maggioranza, Angela Napoli, ha detto che "questo iter non è stato previsto". E proprio sulla copertura finanziaria della legge si sta giocando, dietro le quinte, un gioco duro. Proprio ieri è arrivata la nota tecnica curata dal servizio bilancio dello stato. Si tratta di alcuni appunti meramente tecnici, poiché la Commissione bilancio non si è ancora pronunciata e dovrebbe riunirsi questa mattina. Ma la nota parla chiaro e potrà essere messa a tacere solo a costo di di un vero e proprio tiro mancino politico. Il dito dei funzionari della commissione bilancio punta, innanzitutto, sull'anticipo scolastico. E non soltanto su quello relativo al primo ciclo (elementari e medie), ma anche su quello per la scuola dell'infanzia che, secondo il governo, non comporterà oneri, ma secondo la commissione sì. Anche perché la decisione del governo di scaricare tutte le responsabilità sugli enti locali, che dovranno con le loro risorse offrire un servizio adeguato, secondo la nota non garantisce che non ci saranno spese per lo stato. La legge, invece, bara apertamente per quanto riguarda l'anticipo per accedere alla scuola primaria (a cinque anni e mezzo). Geniale trovata mediatica della Moratti, ma totalmente virtuale. Secondo il governo, infatti, i bambini interessati all'anticipo saranno 86.600. Secondo il calcolo dei funzionari, invece, è "in base a serie storiche consolidate" almeno di 161.666 alunni. Ovvero quasi il doppio. E non basta: la nota sottolinea come siano stati taciuti gli oneri derivanti dall'obbligo di allestire nuove strutture (circa 1.700 classi, complete di arredi) sul trasporto. Neanche una parola, nella relazione tecnica presentata dal governo, persino sulla probabile necessità di aumentare il personale Ata, cioè il personale tecnico amministrativo. Per concludere la nota ricorda come con la finanziaria 2002 si sia deciso di tagliare le cattedre, e chiede quindi un chiarimento su come si pensa di coprire le spese dei 2.550 docenti in più che saranno necessari. In coda, ancora qualche colpevole omissione: mancano i soldi per il rimorso delle spese di autoaggioranmento sostenute dai docenti, per l'adeguamento delle strutture di edilizia scolastica, per l'alfabetizzazione e approfondimento delle tecnologie informatiche e per l'introduzione dello studio di una seconda lingua dell'Unione europea. Come dire, a farla così siamo buoni tutti.

L'assenza della copertura finanziaria della legge ieri l'ha fatta da padrone nel "dibattito" in aula. Una delle eccezioni di merito presentate dall'Ulivo verteva proprio su questo tema: bocciato. "E senza neppure avere la relazione della Commissione bilancio! - osserva la deputata Alba Sasso - tutto questo è veramente scandaloso". "E' una riforma di cartapesta - commenta, invece, il vicepresidente dello Sdi, Roberto Villetti - Come è accaduto per altre leggi delega ha una copertura finanziaria "dinamica": il governo non ha le risorse necessarie oggi ma le promette domani. In questo caso la situazione è ancora più grave delle precedenti, perché le modifiche al sistema istruzione vanno fatte tutte insieme e non potranno essere fatte a pezzi, come è successo per le altre leggi delega". E il pericolo è proprio questo: il braccio di ferro fra Moratti e Tremonti potrebbe portare a un emissione di decreti legislativi, che dovrebbero dare corpo alla riforma entro 24 mesi, con il contragocce. Il che comporterà un periodo indeterminato di totale caos nella scuola. "La debolezza di questo governo e di questa riforma - osserva la deputata del Prc Titti De Simone, che ieri ha presentato una relazione di minoranza - verranno scaricati sul mondo della scuola. E' ora di rimboccarsi le maniche, per ascoltare insegnanti e studenti, e iniziare a costruire una riforma dal basso che metta in salvo la scuola pubblica". I giochi, in fondo, si apriranno proprio dopo l'approvazione della legge delega. "Basterà l'approvazione di un paio di decreti, quello sulla separazione tra formazione professionale e istruzione e quello sulla riduzione dei curricula nazionali a 25 ore, intervento che non costano nulla - spiega Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola - ed è fatta: la scuola pubblica è finita. Non servono soldi per distruggerla". La Cgil ieri ha protestato vivacemente davanti a Montecitorio e per il 12 aprile ha indetto una grande manifestazione per la scuola pubblica che si terrà a piazza San Giovanni a Roma. Anche i Cobas hanno in cantiere una manifestazione, fissata per il 15 marzo, che gradirebbero ampliare a tutti, compresa la Cgil. "E' fondamentale agire prima di aprile - spiega Piero Bernocchi - perché a fine marzo l'Europa presenterà la lista dei servizi per il negoziato in seno al Wto sulla commercializzazione dei servizi. Dentro ci sono anche scuola e sanità. E' questo il vero obiettivo: smantellare la scuola pubblica e metterla in vendita".


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