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Manifesto: «Riforma delle pensioni? Non nella Finanziaria»

Paolo Nerozzi (Cgil): se il programma dell'Unione è cambiato lo dicano

09/09/2006
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il manifesto

Giovanna Ferrara
Roma
«Siamo molto lontani da una reale concertazione». A dirlo è il segretario confederale della Cgil Paolo Nerozzi, secondo il quale un confronto è possibile solo dal momento in cui «si conoscono le cifre e su queste si stabilisce se c'è la possibilità o meno di fare accordi». L'esponente della Cgil aspetta di conoscere come si strutturerà il rapporto tra tagli e investimenti, «perchè questo è il punto cruciale per capire su chi la manovra economica finirà per pesare».
Non sono ancora chiare le cifre della manovra. Ma si profilano tagli a pubblico impiego, sanità, enti locali. E forse anche alle pensioni...
Dico subito che sono assolutamente contrario all'inserimento della riforma previdenziale nella legge finanziaria. Si tratta di un argomento che richiede una riflessione approfondita, nella quale deve giocare un ruolo da protagonista l'esigenza di correggere i profondi squilibri che si registrano. Non è accettabile un metodo in base al quale prima si decidono i tagli e poi si avvia una discussione su come correggere i problemi. Che sono tanti. Si pensi, ad esempio, al nodo relativo alle casse del lavoro dipendente e di quello precario, che sono in attivo e sulle quali si va ad abbattere il passivo di altre casse, come quella dei dirigenti, beneficiari, tralaltro, di prestazioni maggiori. C'è poi il problema esplosivo del lavoro manuale ed operaio, che merita trattamenti adeguati, vista la loro specificità. E poi ci sono pensioni minime fissate a livelli insostenibili. Si tratta di segnali di uno squilibrio complessivo che deve essere affrontato prima di decidere eventuali tagli.
Un metodo che dovrebbe essere usato anche per gli altri settori di intervento?
Sì, io mi aspetto che, quando si decide di intervenire sulla spesa pubblica, sia necessaria una ricognizione di tutti i servizi che a quei capitoli sono legati. E' da questa analisi che deve nascere l'intervento di risparmio. Si pensi alla sanità: si possono limitare gli sprechi razionalizzando la spesa farmaceutica, rimodulando il rapporto tra sanità pubblica e privata, che in certe regioni, non solo del Sud ma anche del Nord, è ormai fuori controllo. O si può pensare di introdurre ticket generalizzati, che finirebbero solo per tagliare le prestazioni essenziali. Tutti questi metodi produrrebbero un analogo risultato economico. Ma gli effetti sarebbero molto diversi.
La cifra della manovra sembra essere di 30 miliardi di euro. Sono troppi?
I numeri non sono ancora ufficiali. Ed è difficile ragionare in queste condizioni, senza l'indicazione dei tagli e soprattutto senza l'indicazione dell'entità relativa ai tagli e di quella relativa agli investimenti. Mi limito, pertanto, a constatare che le entrate fiscali sono aumentate. E, rispetto alle previsioni, risultano positivi i dati del pil. Intanto però si parla poco delle tante situazioni di povertà, dei soldi per la ricerca e per l'università.
E' scontento, dunque, dell'impostazione di questa manovra?
Da sindacalista mi aspetto che la necessità del rigore si coniughi anche con l'esigenza di non intervenire sui servizi essenziali. Da cittadino e da elettore dico poi che se c'è un cambio di programma rispetto a quello presentato per le elezioni deve essere detto. E'una questione di democrazia.
Da sindacalista che giudizio dà del governo relativamente alla concertazione?
Mi pare che siamo all'aperitivo. Un metodo concertativo reale presuppone che ci sia la possibilità di discutere di cifre, di numeri, di dati. E su dove si intendono trovare le risorse necessarie a risanare il bilancio. Su quali sono i ceti sociali sui quali si va a incedere. Sono questi i presupposti sui quali poi si comincia a ragionare. A valutare se esiste o meno la possibilità di fare accordi. Il tempo c'è. Mi auguro che si possa arrivare a una discussione di questo tipo. E mi auguro anche che dal governo arrivino i segni che servono a far capire ai cittadini che le politiche sono cambiate.


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