Manifesto: «Questo è solo l'inizio» Gli studenti fanno il pieno
In migliaia sfilano a Roma fino al ministero dell'Istruzione. Con loro gli universitari
SOMARA UNICA SCUOLA
Non si ferma la mobilitazione contro la riforma Gelmini. Da Napoli a Milano, tanti cortei e un solo grido: «No all'istruzione mutilata». E ora lo sciopero del 17
Andrea Gangemi
ROMA
«Siamo in trecentomila, ora se hai coraggio fai un referendum». L'Unione degli studenti esulta per il successo dei novanta cortei di ieri (ma c'è chi azzarda a stimare mezzo milione di persone) e sfida il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, a verificare cosa gli studenti pensino realmente della riforma della scuola. È una delle richieste della delegazione studentesca (oltre all'Uds, anche la Rete degli studenti e l'Unione degli universitari) ai funzionari del Ministero che li hanno ricevuti al termine della manifestazione romana. «Ma non ci hanno risposto, lo faremo da soli sul nostro sito entro novembre», dicono i rappresentanti che insistono per la convocazione del Forum delle associazioni studentesche da parte del ministro, oggi assente da viale Trastevere, per discutere la loro piattaforma.
Fuori, un mare di ragazzi applaude agli interventi che si alternano a microfono aperto, e sul muro laterale del palazzo uno striscione recita: «Un decreto-cazzata, un'istruzione mutilata». «Con l'abbassamento dell'obbligo scolastico a 14 anni - dice Roberto Iovino, coordinatore nazionale Uds - gli studenti sono contesi tra il paradiso e l'inferno, tra la possibilità di studiare per essere liberi, o prematuramente diventare precarie pedine del mercato del lavoro. Per non parlare dei prossimi disegni di legge - aggiunge - che parlano di scuole e università-fondazioni». Non mancano i simboli funebri che tanto hanno scosso la sensibilità del governo all'apertura dell'anno scolastico: bare alla testa dei cortei milanese e fiorentino, necrologi per la «morte dell'istruzione», e a Napoli veli neri sui volti e un tappeto di libri a formare un «cimitero delle conoscenze» a piazza Plebiscito. Ma a farla da padrona è l'energia.
«Quarantamila studenti, altrettanti a Napoli e Torino», dichiarano gli organizzatori, che annunciano una serie di assemblee nelle scuole e nelle università per la settimana prossima, l'adesione allo sciopero del personale scolastico indetto dai sindacati per il 30 ottobre e «una giornata internazionale di mobilitazione studentesca lanciata dal social forum per il 17 novembre, quando potrebbe scattare l'autogestione in molti istituti». La Confederazione degli studenti darà invece il via, lunedì, a una petizione per chiedere le dimissioni della ministra.
Anche all'università stanno per saltare molti coperchi: a Firenze il consiglio di facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali ha approvato giovedì sera un documento in cui invita i docenti a sospendere la didattica fino al 31 ottobre; stessa misura che i ricercatori precari dell'ateneo di Pisa, dove resta occupato il polo didattico «Carmignani», attueranno per una settimana a partire dal 13 ottobre, astenendosi anche da sessioni d'esame, correzione di tesi di laurea e ricevimenti. Anche i ricercatori della Federico II di Napoli e alcuni docenti delle facoltà di Scienze e di Psicologia della Sapienza di Roma si dichiarano pronti a raccogliere la mobilitazione, e in entrambi gli atenei si prospetta l'ipotesi del blocco dell'anno accademico.
Il mondo dei più piccini, nel frattempo, non resta a guardare. A Venezia il corteo degli studenti medi della mattina viene prolungato, nel pomeriggio, da una fiaccolata di genitori e insegnanti contro il maestro unico. Il coordinamento dei comitati romani «Non rubateci il futuro» annuncia invece nuove iniziative: migliaia di lenzuoli con scritto «Giù le mani dalla scuola pubblica», da appendere alle finestre di case e istituti. E anche cortei e notti bianche, in programma mercoledì prossimo, e una manifestazione cittadina per metà novembre «contro queste modalità che azzerano qualsiasi confronto con chi la scuola la vive ogni giorno, non solo insegnanti ma anche e soprattutto genitori». La nascita di un «Comitato nazionale insegnanti e genitori vittime della Gelmini» è stata annunciata invece da Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons e promotore del movimento «Salvare la scuola italiana». «Contro il decreto, che nei prossimi giorni diventerà legge - ha detto - andremo in giudizio sollevando la questione di legittimità costituzionale». E venerdì prossimo lo sciopero generale dei Cobas.