Manifesto: Quegli studenti «extra» lasciati a terra
Scambio di vedute tra una scuola di Roma e una compagnia aerea sulle gite scolastiche
Cinzia Gubbini
Roma
La compagnia aerea SkyEurope respinge ogni responsabilità: hanno lasciato a terra due ragazzini stranieri in gita scolastica perché tutti gli accertamenti che i funzionari della compagnia avevano effettuato portavano dritti dritti a una conclusione. I due studenti avrebbero rischiato di essere rimandati indietro una volta giunti in Polonia, dove insieme alla loro classe avrebbero dovuto visitare il campo di concentramento nazista di Auschwitz per un viaggio-studio. Gli insegnanti della scuola media Fosso Dell'Osa di Roma ribadiscono di aver chiesto tutte le informazioni del caso alla questura e al consolato polacco, e di aver fatto tutto ciò che gli era stato chiesto. Fatto sta che due quattrodicenni, un ragazzo kosovaro e una ragazza ucraina, non hanno potuto partecipare alla gita di terza media, che era stata preparata con tanto lavoro in classe tutto incentrato - vista la meta del viaggio - sulla discriminazione.
Chi ha ragione? La SkyEurope sottolinea che «per la sua stessa tipologia di traffico e per le sue destinazioni, ha una componente molto elevata di passeggeri non appartenenti alla UE che utilizzano i suoi voli, ed è quindi preparata a verificare che la documentazione di imbarco sia conforme alle norme vigenti anche per la tutela stessa del passeggero». Uno dei due ragazzi è un kosovaro, che aveva portato con sé il passaporto rilasciato dall'Unmik - la missione Onu che amministra la provincia. La compagnia ammette che «in questo caso la situazione è giuridicamente meno chiara». Per quanto riguarda la ragazzina di nazionalità ucraina invece secondo la compagnia era necessario un permesso di soggiorno originale (la scuola poteva fornirne solo uno via fax). A prova di ciò, SkyEurope mostra un documento in possesso degli enti aeroportuali in cui si spiega che in assenza del Lot (l'elenco degli studenti stranieri in gita vidimato dalla questura) gli ucraini devono avere con sé, oltre a un passaporto valido, anche una «prova di residenza». L'indicazione è stata interpretata come un permesso di soggiorno originale.
Ma come mai la scuola non aveva con sé il Lot? Ascoltando la versione degli insegnanti che quella sera accompagnavano la classe si capisce che un intoppo si è verificato anche in questura: «Quando siamo stati all'ufficio passaporti - spiega il docente di Lettere Luca Kocci, lo stesso che ha discusso con l'operatrice della SkyEurope - abbiamo chiesto se i due studenti stranieri potevano essere inseriti nel passaporto collettivo che la questura ci ha rilasciato. Ci hanno detto di no, e ci hanno spiegato che sarebbe stato sufficiente un passaporto valido». A tutto ciò va aggiunto che, comunque, l'operatrice non ha mai chiesto di mostrare alcun elenco, ma ha solo osservato che mancava il visto e - in un secondo momento - il permesso di soggiorno.
«Ci sono almeno due problemi, uno politico generale e uno di ordine amministrativo - osserva Kocci- Quello politico è che l'Europa di Schenghen è una sorta di gabbia che tiene alcuni dentro e altri fuori. Quello amministrativo è molteplice: le norme non sono chiare; oppure sono chiare ma non sono conosciute da chi invece ha il dovere di conoscerle o ancora, e sarebbe peggio, c'è un margine di discrezionalità dei singoli funzionari».