Manifesto: «Profilassi antigelmina» contro i tagli del ministro
Insegnanti, studenti e genitori assediano il Provveditorato protetto da polizia e carabinieri
Mariangela Maturi
MILANO
Nei prossimi tre anni alla scuola verranno tolti 8 miliardi di euro. Per i caccia bombardieri F35 e Eurofighter ne saranno investiti 15. Raccontano molto i dati che Retescuole ha presentato ai presìdi di ieri davanti ai provveditorati di mezz'Italia, dove si è data appuntamento con Cub, Cgil scuola, comitati e collettivi studenteschi per chiudere l'anno scolastico «in bellezza».
A Milano, sotto un solo cocente, si sono radunate più di duecento persone tra insegnanti, genitori e studenti delle scuole di Milano e provincia. Sul piede di guerra, perchè nella sola Lombardia i tagli previsti per il prossimo anno sono più di 2000. In una regione, è bene ricordarlo, che negli ultimi sette anni ha regalato alle scuole private quasi 300 milioni di euro.
Al presidio partecipano in tanti. Sara, Luisa, Fabio, Stefano, Paola. Nomi, e numeri. Uno, due, tre insegnanti da tagliare per ciascuna scuola. Ogni istituto porta le sagome dei maestri «da tagliare». La scuola di viale Puglie, che la scorsa settimana ha ricevuto la visita di cortesia della Digos che intimava di rimuovere i cartelli «-1» dai vetri delll'istituto, ha costruito la sua sagoma con la gommapiuma. «Il cadavere, più che la sagoma, visto che evidentemente non abbiamo più nemmeno la libertà di parola e di informare i genitori», spiegano le maestre. Il programma del presidio è buona musica, qualche intervento, poi l'entrata in provveditorato per il lancio delle palline arancioni che simboleggiano il numero degli insegnanti che rischiano il posto. Peccato che il dirigente Antonio Lupacchino non sia disposto a far entrare tutti nei suoi uffici. Non si passa, polizia e carabinieri sono belli schierati all'entrata per ricordarlo. «Da oggi - tuona Paolo Limonta, di Retescuole - Lupacchino non è più un nostro referente. Sappia, e sappia il ministro Gelmini, che questo presidio non chiude un percorso di lotte, ma lo fa ricominciare». Fra la folla c'è la maestra Anna, che non rischia il posto di lavoro. Dolcemente, racconta della bambina kazaka che le daranno in adozione tra pochi mesi. Mostra le foto, sorride, è assorta nella sua gioia. Però ha voluto accompagnare la sua collega Lucia, trentenne, che non sa se a settembre rivedrà i suoi piccoli alunni. Una storia fra tante di solidarietà e rispetto.