Manifesto: Prof e studenti della Statale in agitazione
Gli studenti universitari milanesi hanno deciso di protestare contro il governo. E ieri il senato accademico della Statale ha recepito e rilanciato le loro richieste votando un documento contro i tagli del ministro Gelmini
Giorgio Salvetti
MILANO
Nel mondo universitario da anni si assiste ad uno strano fenomeno, la protesta negli atenei viene agìta prima da rettori, ricercatori precari e professori, e solo in un secondo momento dagli studenti, magari dai più impegnati o politicizzati, mentre la massa continua a subire e tacere. Almeno questo è lo scenario all'Università Statale di Milano che conta decine di migliaia di iscritti, dispersi in diverse facoltà e in tutta la Lombardia.
Alcuni di loro nei giorni scorsi hanno occupato il rettorato e hanno consegnato una lettera al Magnifico Enrico Decleva, che è anche il presidente della Conferenza Nazionale dei Rettori, e che, in questa veste da tempo si batte contro l'iniziativa del governo. La lettera era firmata da studenti del collettivo di Scienze politiche, Lettere e Filosofia, Giurisprudenza e Antropologia, dal collettivo AutArt di Brera, da gruppi della Bicocca e del Politecnico. Dopo l'incontro gli studenti hanno appeso sul balcone del chiostro centrale di via Festa del Perdono uno striscione con la scritta «La loro università: baroni, affari e precarietà». Per ora gli studenti, più che prendersela con i «baroni», oltre che contro il governo, e prendersi direttamente la responsabilità e l'onere di lottare per una università diversa, si sono limitati a rivolgersi proprio alle autorità accademiche. In quella lettera hanno chiesto al Senato accademico di pronunciarsi contro i tagli. E ieri sono stati accontentati: il Senato accademico ha approvato una mozione che recita: «La normativa comporta effetti negativi per l'ateneo in particolare sui finanziamenti per la ricerca e le prospettive per i giovani e sulle condizioni retributive del personale tecnico e amministrativo». Gli studenti, inoltre, hanno anche chiesto all'ateneo di non aumentare le tasse e hanno invocato le dimissioni per protesta del rettore in caso non si ottenga il ritiro del dl Gelmini. Come dire, facciamo fronte comune con i prof e lasciamo loro l'iniziativa. Solo poi ci muoveremo. Un'ipotesi non del tutto remota. Gli studenti, infatti, hanno chiesto anche più autogestione e più spazio per sè e si sono spinti ad ipotizzare un blocco della didattica non «per chiudere l'università, ma, anzi per farla vivere». Oggi alle 14,30 nella sede centrale della Statale è prevista un'assemblea aperta dal titolo: «Occupiamoci della Statale». La occuperanno davvero? Quanti sono gli studenti della Statale disposti ad appoggiare un simile gesto di protesta? Staremo a vedere.