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Manifesto: Più che al fascismo, sulla scuola il governo torna all'Ottocento

Gli studenti tornano in piazza in tutta Italia. A Roma tre cortei, i medi sfilano con le bandiere rosse in nome dell'antifascismo, qualche manganellata alla stazione Ostiense, un giovane ferito. E ora tutti pronti per il 14

08/11/2008
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il manifesto

Salvatore Cingari

Alcuni giorni fa su questo giornale veniva opportunamente ricordato un discorso di Pietro Calamandrei del 1950 in cui si ipotizzava una dittatura «larvata» basata sostanzialmente sull'impoverimento della scuola pubblica a vantaggio di quella privata. Ma già nell'Italia post-unitaria la conservazione gattopardesca degli antichi equilibri passava, nella politica scolastica, per una mediazione fra pubblico e privato, garantita dalla legge Casati. Lontani anni luce dunque dal vicino scenario della Francia repubblicana che cercava di promuovere l'emancipazione individuale dai vincoli comunitari, familiari e confessionali, l'invadenza del «pubblico» era del resto poco tollerata, in Italia, dalle famiglie del ceto dirigente, che tendevano a rivolgersi alle scuole private. Sentite un po' com'è attuale questa storia.
Autunno del 1873. Seduta fiorentina della commissione d'inchiesta Scialoia sulla istruzione secondaria maschile e femminile. Viene sentito Luigi Ridolfi, notabile della consorteria locale, figlio del Cosimo ex ministro dell'istruzione della Toscana post-lorenese, a cui viene chiesto un parere sulla netta preferenza delle famiglie per le scuole non governative. «Una prima cagione - spiega Ridolfi - (...) credo debba trovarsi nel modo di elezione dei Maestri a mezzo di concorsi». Infatti se tale «modo» garantisce la scelta per quanto riguarda l' «idoneità scientifica», non poteva rassicurare i sudditi dell'Italia unita per quella «morale». La nomina per concorso, inoltre, determina una disomogeneità di metodi e principii fra i docenti. Infine, «presso i maestri» eletti a concorso, «è raro e difficile che abbia sufficiente autorità morale il Preside, o il Rettore, dell'Istituto», il quale, aggiungeva Ridolfi, doveva restringere la propria azione agli aspetti disciplinari e amministrativi, senza che nessuno rispondesse dell'indirizzo generale dell'insegnamento. Preferibile era perciò che i presidi, scelti oculatamente dalla pubblica amministrazione, scegliessero a loro volta i «maestri» che offrirebbero così alle famiglie «quelle garanzie che derivano dalla personale responsabilità e ispirassero quella fiducia che nessun regolamento può dare».
Questa pagina inedita che giace all'archivio centrale dello Stato di Roma (Mpi, Div.scuole medie, Commissione d'inchiesta sulla istruzione secondaria maschile e femminile, busta 6bis, fasc.38) è utile per approfondire la genealogia politico-ideologica del progetto di riforma Gelmini e del neo-conservatorismo tremontiano. L'idea della chiamata diretta dei capi d'istituto allude esattamente alla stessa esigenza di controllo sociale che muoveva i liberali italiani all'epoca della Destra storica, scossi dal fantasma della Comune di Parigi. E d'altra parte, continuando a sfogliare le carte dell'inchiesta, il disagio dei «padri di famiglia» per la pluralità di orientamento culturale fra i professori nei licei governativi, rispetto al monolitismo confessionale di quelli privati-cattolici, non richiama la giustificazione ormai di nuovo popolare, che il maestro unico alle scuole elementari favorisca il ripristino di un salutare principio di autorità? E non è anche così per quanto riguarda l'idea di un eccessivo affaticamento dell'allievo, esposto a troppi stimoli cognitivi, per le ristrette esigenze dell'angusta borghesia italiana emergente?
Oggi del fascismo il blocco dominante di interessi non ha bisogno, dato che non esiste un soggetto antagonista forte e strutturato. Gli è sufficiente tornare all'Ottocento: ma, attenzione, ad un '800 pre-unitario (ed insieme post-moderno), che non deve più neppure entrare a compromessi con lo stato-nazione. La dittatura «larvata» di Calamandrei, cioè, in cui la coercizione è anche e soprattutto disseminata nel sociale.
* storico


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